COS’HAI NELLA TUA MANO?

Mancanza di tempo o di interesse

Il più grande problema ed ostacolo attualmente nella Chiesa di Cristo è la mancanza di impegno dei membri. Non abbiamo tempo di leggere la Bibbia, non abbiamo tempo per pregare, non c’è tempo per il lavoro missionario, non c’è il desiderio di andare al culto ed il risultato è un livello minimo d’impegno per Dio e per la sua chiesa. Sono pochi coloro che decidono di servire il Signore con tutto il cuore e di investire tutte le loro energie, talenti, risorse ed entusiasmo, al servizio del popolo di Dio e delle anime che periscono. Abbiamo bisogno di recuperare il pri­mo amore. Se non lo abbiamo mai avuto, chiediamo al Signore di darcelo.

Le preoccupazioni di questo mondo

Da quando l’essere umano è caduto nel peccato, Satana cerca di allontanarlo il più possibile dal suo Creatore e di distruggere tutto ciò che di divino c’è in colui che è stato creato a immagine e somiglianza di Dio. La santità rendeva l’uomo simile a Dio, il peccato lo ha reso simile al diavolo. Satana fa oggi ciò che sta facendo ormai da seimila anni: rovinare l’essere umano e non permettere che l’immagine di Dio si manifesti nel suo cuore.

Egli cerca di annullare la Parola di Dio e l’opera dello Spirito Santo nella nostra mente: “le ansiose preoccupazioni mondane, l’inganno delle ricchezze, l’avidità delle altre cose, penetrati in loro, soffocano la parola, che così riesce infruttuosa. ” (Marco 4:19, Nuova Riveduta 2006)

Quando, come cristiani, siamo portati via dagli affanni di questo mondo, dalle preoccupazioni della vita, dalle attrazioni del mondo, dai desideri della carne, dalla vanagloria, dalle mode indecenti, dall’orgoglio, dall’odio, dall’indifferenza… la Parola, la verità, il messaggio della croce, l’opera di Cristo in nostro favore, vengono soffocati e diventano sterili in noi.

La sensibilità della fede è perduta

Non vi è alcun potere spirituale per compiere l’opera di Cristo, vi sono dubbi, in­quietudini, indifferenza ai bisogni della chiesa e si finisce col credere di non avere la capacità di fare qualcosa per Gesù. Molti fanno l’errore di pensare che sono gli altri a doverlo fare, ma così perdono un grande privilegio.

La chiesa di Efeso può servire come analogia per il nostro tempo. Fu una chiesa missionaria, piena di amore e passione per Cristo e per le anime, ma il loro amore fu soffocato e si perse “ma ho questo contro di te: non hai più lo stesso amore di prima” (Apoc. 2:4).

Questo problema può verificarsi anche nei matrimoni, in realtà accade nella maggior parte dei casi. Le persone si sposano con cuori colmi di emozioni. Quando si conoscono si scambiano sguardi “elettrici”; per confermare la relazione si mostrano molte attenzioni reciproche con regali e dettagli che mostrano l’amore che si professa. Ma, col passare del tempo, tale amore si raffredda ed i dettagli e le attenzioni degli sposi diminuiscono sempre più fino a quando il rapporto diventa formale, privo di vita, mono­tono e spesso degradante. Non stiamo esagerando, è la pura realtà.

Il rapporto di coppia non dovrebbe basarsi sulle emozioni, o la passione, o i sentimenti; anche se tutto questo deve avere il suo posto e la sua forma di espressione, non costituisce la base del matrimonio. Ciò che veramente unisce gli sposi è l’impegno, l’affetto sincero e permanente, la solidità dell’amore, avendo costantemente in considerazione i voti contratti al momento dell’unione… Non è, quindi, una questione che riguarda il fatto se ora lei mi piace o se ha perso la sua bellezza ed è diventata anziana, o se lui ha perso i capelli e la linea, o se mi piace di più un altro o un’altra. Quando c’è un amore autentico, questo perdura anche nelle peggiori circostanze, perché le molte acque (problemi ed amarezze) non possono far terminare l’amore (Cant. 8:7).

Questa deve essere la vita di fede, ed ancor di più, perché stiamo parlando del nostro rapporto con il Creatore, con Colui che ci ha formato e ci ha redento sulla croce del Calvario mediante il suo sangue. La Chiesa di Cristo è composto dai suoi membri e, come dice Paolo, essa è un corpo (1 Corinzi 12:12-27). Che cosa accade quando le cellule si rifiutano di compiere la propria missione? Insorge la malattia. Quindi, ogni cristiano sincero e impegnato nella sua fede, deve prendere sul serio il proprio ruolo nella Chiesa di Dio.

L’orologio dell’Apocalisse

Cosa chiede il Signore alla sua Chiesa in questo tempo della fine? La conversione, un cambio di vita e di modo di pensare, la predicazione del Vangelo a questo mondo che perisce, invece di concentrarsi sulle cose che sono banali e che scompariranno. Il Vangelo deve essere predicato dalla Chiesa perché il nostro Signore Gesù Cristo possa ritornare su questa terra e porre fine a tanta sofferenza (Mt. 24:14). In breve, mettere tutte le nostre energie, forze, mezzi e talenti nella predicazione del messaggio della croce. Questa è la cosa più importante nella vita; tutto passa ma colui che fa la volontà di Dio rimane in eterno (1 Giov. 2:17).

Sì, tutto passa e finirà. Spesso si dice che i cristiani siano stati dei fanatici che hanno parlato solo del giorno del giudizio, ma ora non sono più i cristiani a parlare di queste cose; per opposto non ne parlano affatto. Ci siamo addormentati nei nostri problemi, nelle preoccupazioni di questo mondo, nei piaceri e nelle cose banali. Ora, sono gli scienziati a far sentire la loro voce. Non so se abbiate sentito parlare dell’Orologio dell’Apocalisse (Doomsday Clock), a volte chiamato anche “Orologio del Giudizio Finale”. Si tratta di un orologio simbolico che esiste dal 1947 ad opera del consiglio direttivo del Bollettino degli Scienziati nucleari presso l’Università di Chicago (USA). La mezzanotte rappresenta la distruzione totale e catastrofica dell’umanità.

In un primo momento questo orologio simbolico rappresentava la minaccia della guerra nu­cleare globale, ma gli scienziati hanno iniziato ad includere anche i cambiamenti climatici e lo sviluppo della tecnologia che danneggia il nostro pianeta. Fin dalla sua istituzione, l’orologio dell’Apocalisse è apparso su ogni copertina del Bollettino degli Scienziati nucleari. La sua prima apparizione è stata nel 1947, in questa data si spostarono le sue lancette a 7 minuti dalla mezzanotte, ma nel 1949, a motivo dell’aumento della minaccia nucleare, ambientale e tecnologica per l’umanità, si è deciso di spostare ulteriormente le lancette.

Nel 1991 fu regolato a 17 minuti dalla mezzanotte, dopo la firma dei trattati di riduzione degli armamenti tra l’Unione Sovietica e gli Stati Uniti. Ma nel 2015 le lancette sono state nuovamente spostate a soli 3 minuti dalla mezzanotte, a causa dei conflitti tra Oriente e Occidente, alla modernizzazione delle armi nucleari che risultano essere sempre più potenti e distruttive, al riscaldamento globale e l’inquinamento del pianeta, ecc. (http://www.lavanguardia.com/vida/20150126/54423969768/reloj-apocalipsis-adelanta-tres-minutos-medianoche.html).

Gli scienziati ci parlano di una distruzione di questo mondo, ma non sanno che questo mondo non sarà distrutto da una guerra nucleare, ma Dio interverrà con gran forza, evitando che ci auto-distruggiamo e stabilendo il suo regno di gloria. È vero che le parole degli scienziati sono allarmanti, ma la sola cosa che stanno facendo è descrivere la condizione che la terra raggiungerà prima della seconda venuta di Cristo predetta nella Sua Parola (vedi Matteo 24). Questo ci deve ricordare che le profezie si stanno adempiendo e che il popolo di Dio ha un’opera da compiere; se non la compiremo lo faranno le pietre e Dio ci ignorerà (Lc. 19:40). Il Signore Gesù ci dice: “Perciò ricorda dove sei caduto, ravvediti e fai le opere di prima” (Apoc. 2:5, prima parte).

Svegliarsi dal nostro sonno

Cari fratelli e amici del popolo di Dio, presto il nostro Signore Gesù Cristo ritornerà per porre fine al peccato con tutte le sue malvagie conseguenze. Dobbiamo risvegliarci dal nostro letargo spirituale se desideriamo ereditare l’eternità. L’apostolo Paolo ci esorta così: “E questo tanto più dovete fare, conoscendo il tempo nel quale siamo; poiché è ora ormai che vi svegliate dal sonno; perché la salvezza ci è adesso più vicina di quando credemmo” (Rom. 13:11).

Non è necessario essere troppo intelligente per capire che ci stiamo avvicinando al crepuscolo di questo mondo. Lo comprendono gli scienziati e ce ne parlano, ma sembra che nessuno sia interessato a questo tema, tutti vogliono proseguire con la loro vita. Che terribile inganno! Stiamo aggrappandoci ad una vita che dura (nella migliore delle ipotesi) un centinaio di anni, a volte poco più, ma infine termina. E poi cosa? L’eternità ci attende, saremo così indifferenti a questo meraviglioso dono che Dio vuole darci? Se abbiamo preso sul serio questa offerta di salvezza, perché non condividerla con chi ci circonda? Non condividiamo normalmente con coloro che amiamo il meglio di ciò che abbiamo e siamo?

La seconda venuta di Gesù in gloria e maestà è l’evento più atteso di tutti i secoli, dal principio del mondo. Presto il nostro Salvatore ritornerà su questa terra con le sue miriadi di angeli per far terminare il male e la morte. Viene ad instaurare il suo regno di pace e di amore, dove tutti coloro che si sono preparati vivranno in armonia tra di loro; dove non vi sarà più il pianto, né il dolore o il cordoglio (Apocalisse 21:4). Non vogliamo essere lì? Per alcuni questo può sembrare pura fantasia, ma se fosse vero? La Bibbia lo garantisce e sarebbe azzardato rifiutare questo dono divino.

Non preoccuparti dei tuoi limiti, della tua incapacità di compiere l’opera; piuttosto concentrati sul fare il lavoro che Dio ti comanda e lasciagli il compito di agire in te e attraverso di te. Smettiamola con le scuse: “Non posso”, “Quando mi preparo”, “Questa è l’opera di un pastore”, “Non ho talenti”, “Quando ho la certezza che Dio me lo chiede…”, ecc. Ora è il momento opportuno! “Ecco, ora è il momento favorevole, ecco, ora è il giorno della salvezza“(2 Corinzi 6:2).

Niente più scuse, può essere che non possediamo grandi risorse né eloquenza, né conoscenza profonda, ma questo non importa. Dio non sceglie le persone perché sono straordinarie, ma per trasformarle in straordinarie con il suo tocco divino. Come erano quei pescatori di Galilea che Gesù chiamò? Semplici pescatori e guarda… migliaia di persone, anche delle classi più ricche e colte, ascoltarono il loro appello, li seguirono. Il mondo occidentale rimase intriso dei loro insegnamenti ed erano solo semplici strumenti che, nelle mani di Dio, si trasformarono in mezzi potenti.

Niente più scuse; anche Mosè le presentò, ma questa non era la volontà di Dio: Signore non posso, non so, non ho la capacità, cosa diranno, non mi crederanno, che cosa accadrà, chi sono io per compiere quest’opera, sono tardo di parola, ecc. Dio chiese a Mosè: “Che cosa hai in mano?” (Es. 4:2). Egli aveva un bastone, nient’altro, un semplice bastone, un po’ grezzo ed apparentemente senza una gran utilità, ma il Signore gli disse, “Prendi in mano questo bastone con il quale farai prodigi” (Es. 4:17).

Con un semplice bastone Mosè avrebbe dovuto fare il lavoro. Se avesse rifiutato, non avrebbe visto i grandi prodigi e miracoli di Dio. Con un bastone sfidò il Faraone, il suo esercito e tutti i suoi saggi e indovini; con un bastone divise il Mar Rosso, con un bastone guidò il popolo di Dio per 40 anni nel deserto, con un bastone diede da bere acqua a tutta quella moltitudine di persone e animali. Il bastone rappresenta l’umanità, utilizzata dalla divinità. Dio può, se lo vuoi, prenderti e fare attraverso te grandi cose, anche se hai pochi doni o risorse. Utilizza quello che hai e servi Dio ser­vendo coloro che ti circondano.

Conclusione

L’opera sarà completata da persone che apparentemente non hanno grandi doni e ministeri, ma che si metteranno nelle mani del Signore come quel bastone di Mosè. Dio compirà i suoi miracoli e convertirà migliaia attraverso questi umili strumenti. Per questo abbiamo bisogno di dedicarci più profondamente al Signore. Senza consacrazione personale non c’è nessun potere, nessun entusiasmo né risultati.

Vi è un avvertimento per tutti coloro che si rifiutano di fare questo: “Verrò a te e rimuoverò il tuo candelabro dal suo posto, a meno che non ritorni a Dio” (Apoc. 2:4-5). Ma vi è anche una meravigliosa promessa per tutti coloro che usano ciò che hanno e si consacrano con tutto il cuore al Signore. Certamente tutti possiamo fare qualcosa per benedire il nostro prossimo: pregare per coloro che son travagliati, parlare alla gente di Cristo, cucinare cibi salutari, scrivere messaggi incoraggianti, portare simpatia e solidarietà ai più bisognosi, visitare coloro che soffrono, cantare inni spirituali, collaborare con le attività della chiesa, distribuire volantini, regalare libri contenenti il messaggio, ecc. Coloro che compiranno la missione che Dio ha affidato, brilleranno come le stelle per sempre (Dan. 12: 3).

“La rinascita della vera pietà nella nostra chiesa e la questione più urgente tra tutti i nostri bisogni. Questa dovrebbe essere la nostra priorità per eccellenza. Dobbiamo fare sforzi ferventi per ottenere le benedizioni del Signore, non perché Dio non è disposto a concedere le sue benedizioni, ma perché siamo impreparati a riceverle. Il nostro Padre Celeste è disposto a concedere lo Spirito Santo a tutti quelli che lo chiedono, come i genitori terreni danno dei buoni doni ai propri figli. Il Signore ha promesso di elargire le Sue benedizioni, ma per ottenerle dobbiamo contraccambiare con la confessione, l’umiliazione e il pentimento, nonché la preghiera. La rinascita è la risposta alle nostre preghiere. Quando le persone sono prive dello Spirito di Dio, esse non sono in grado di apprezzare le predicazioni della Parola; ma quando il potere dello Spirito tocca i loro cuori, allora i discorsi presentati non rimarranno senza effetto. Guidati dagli insegnamenti della Parola di Dio, con la manifestazione del suo Spirito, esercitando un sano giudizio, coloro che frequentano le nostre riunioni otterranno un’esperienza preziosa, e nel ritornare alle loro case, saranno pronti per esercitare una sana influenza.” (EG.W., Messaggi Scelti, ediz.2014, vol.1, p.141).

Ti invito a lavorare per Cristo, a sostenere la sua chiesa, a trovare anime per le quali Egli è morto. È il mio desiderio e la mia preghiera. Amen.

Pastore José V. Giner

Marzo 2016