ÉTIENNE SMITH ET LE TÉMOIGNAGE QUI N’AVAIT PAS ÉTÉ LU
29/11/2016
CHRIST, DIEU VÉRITABLE ET HOMME
01/12/2016
L’incarnazione annunciata
Il fatto che il Signore Gesù Cristo non fosse solo un essere umano, come qualunque altro importante dirigente che ci sia stato in questo mondo, ma l’Emmanuele, il “Dio con noi” (Mt. 1:23), l’Alfa e l’Omega (Ap. 1:28; 22:13), l’autore della vita (At. 3:15), il nostro grande Dio e Salvatore (Tito 2:13), rende possibile che la fede di coloro che confidano in Lui si consolidi e confermi. Colui che è venuto in questo mondo per affrontare i problemi umani e trovarvi soluzione, non è una persona inferiore al Padre ma la seconda Persona della Divinità, con gli stessi attributi, la stessa potenza, lo stesso amore e desiderio di salvarci. L’amore di Dio per ogni essere umano che Egli ha creato è così vasto che si rivela chiaramente per mezzo di suo Figlio Gesù Cristo, che donò se stesso perché colui che in Lui crede non si perda ma abbia vita eterna (Gv. 3:16).
Il mondo, immerso nella condanna della legge, poteva attendere la propria redenzione attraverso il Messia che doveva venire e che era stato annunciato dai profeti (Is. 59:20; 61:1-3). Il nome “Gesù” deriva dall’ebraico “Yehoshua” che significa “Salvatore”. Gesù, con la sua incarnazione e vita perfetta avrebbe salvato il mondo.
Gesù non ha cominciato a esistere quando nacque come un bambino a Betlemme. Egli esisteva già con il Padre dall’eternità (Fil. 2:6; Gv. 10:30). Insieme al Padre ed allo Spirito Santo, Gesù ha creato il mondo (Gn. 1:1; Gv. 1:1). Anche se era uguale a Dio, divenne umano per il nostro bene (Fil. 2:7-8; Rom. 5:8), per salvarci dalla morte eterna (1 Pt.1:18-20).
“Un’altra dottrina pericolosa è quella che nega la divinità del Cristo e la sua esistenza prima dell’incarnazione. Questa teoria è accolta favorevolmente da molti che professano di credere nella Bibbia anche se contraddice esplicitamente le più chiare affermazioni del nostro Salvatore circa la sua relazione con il Padre, la sua natura divina e la sua preesistenza. Non la si può sostenere senza travisare arbitrariamente le Sacre Scritture. Tale dottrina non solo sminuisce il valore dell’opera della redenzione agli occhi degli uomini, ma mina la fede nella Bibbia come rivelazione di Dio” (EGW, Il Gran Conflitto, ed. 2012, p.481).
“Mentre la Parola di Dio parla della umanità di Cristo, quando era su questa terra, essa parla anche chiaramente in merito alla sua preesistenza. Il Verbo esisteva come un essere divino, come il Figlio eterno di Dio in unione e unità con il Padre. Dall’eternità Egli è stato il Mediatore del patto, colui nel quale sarebbero state benedette tutte le nazioni della terra, sia ebrei che gentili, se lo avessero accettato. ‘Il verbo era presso Dio ed il Verbo era Dio’ (Gv. 1:1). Prima che gli angeli fossero creati, il Verbo era presso Dio ed era Dio” (E.G.W, El Evangelismo, pp. 446-447).
Divinità di Cristo
Alcune confessioni religiose insegnano che Gesù fu creato dal Padre. Altre dicono che Egli sia stato generato o che “sorse” dal Padre e che quindi sia un essere inferiore al Padre e non sia Dio. Questo insegnamento errato non può essere sostenuto con la Parola di Dio, poiché la Bibbia insegna che in Cristo si trovano gli stessi attributi del Padre.
Egli possiede una propria preesistenza; ha sempre avuto esistenza da sé stesso, perciò è Dio (Gv. 8:58). Per questo Isaia lo chiama “Dio potente” e “Padre Eterno” (Isaia 9:6).
“Gesù, per orientare la fede di Marta nella giusta direzione, le disse: ‘Io son la risurrezione e la vita’ (Giovanni 11:25). Egli possiede la vita, una vita propria, non ricevuta. ‘Chi ha il Figliuolo ha la vita’ (1Giovanni 5:12). La divinità del Cristo è per il credente certezza di vita eterna” (EGW, La Speranza dell’Uomo, ed. 2012, p. 447).
“Cristo è il Figlio di Dio preesistente ed esistente di per sé… Parlando di questa preesistenza, Cristo riporta indietro la mente alle età infinite. Egli ci assicura che non ci fu mai un momento in cui non sia stato in stretta relazione con il Dio eterno. Colui la cui voce gli ebrei ascoltavano in quel momento era stato insieme a Dio” (E.G.W, El Evangelismo, p. 446).
“La divinità di Cristo deve essere costantemente sostenuta” (EGW, Matutina Alza tus Ojos, p. 56).
“Se Cristo ha fatto tutte le cose, Egli esisteva prima di tutte le cose. Le parole dette a questo riguardo sono talmente decisive che nessuno deve dubitare. Essenzialmente, Cristo e Dio nel senso più eccelso. Egli era con il Padre fin dall’eternità, Dio sopra di tutto, benedetto per sempre. Il Signor Gesù Cristo, divino Figlio di Dio, esisteva da sempre, una persona distinta, e tuttavia Uno con il Padre. Era l’eccelsa gloria del cielo” (EGW, Messaggi Scelti, vol.1, ediz.2014, p. 253)
Il piano di salvezza si trovava negli archivi del cielo fin dall’eternità (Col. 1:23). Gesù doveva essere l’Agnello di Dio se l’uomo avesse peccato. E quando il piano di redenzione si mise in atto, la rivelazione biblica ci mostra una Persona divina chiamata Figlio e un’altra Persona divina chiamata Padre. Cristo pertanto non era inferiore o superiore al Padre, ma si umiliò volontariamente per adottare la natura umana. Mentre si trovava in questo mondo, sottomise le sue prerogative divine al Padre, non la sua natura, ma come “umano” era ovviamente inferiore al Padre.
Avendo compreso che Cristo possiede preesistenza propria, non sarà difficile capire che Egli fu colui che diede la Legge a Israele e che li nutrì nel deserto, come insegna Paolo (1 Cor. 10:4). Gesù è chiamato la Parola (Verbo o Logos) perché attraverso tutte le età, la Divinità ha comunicato il suo messaggio all’essere umano per mezzo di Cristo. Gesù è quindi il pensiero di Dio reso udibile, così come la parola è un riflesso del pensiero. Giovanni dice che la Parola è Dio. La versione del Nuovo Mondo dei Testimoni di Geova traduce questo testo in modo diverso, facendo vedere Cristo era “un dio”, in minuscolo, cioè qualcuno inferiore al Padre. Ma questo è in contrasto con tutto l’insegnamento biblico che ci mostra con chiarezza che in Gesù abita corporalmente tutta la pienezza della divinità (Col. 2: 9) e che Egli è Dio sopra tutte le cose (Rm. 9:5)
Gesù ha detto che Lui e il Padre sono “uno”, nel senso di essere completamente uniti ed avere gli stessi attributi, la stessa natura (Gv.10:30); se Egli non avesse inteso questo – che si considerava uguale al Padre (nella sua divinità) – gli ebrei non avrebbero voluto lapidarlo. Questo rende molto chiaro il concetto: “perché tu, essendo uomo, ti fai Dio” (Gv.10:33). Gesù non si affretta a chiarire e confutare questa idea, semplicemente l’accetta perché è la verità. Giovanni dice di Cristo che era in principio presso Dio ed era Dio (Gv. 1:1). Tommaso si riferì a Gesù come a Dio ed il Signore non lo corresse (Gv. 20:28). Quando nacque a Betlemme, il bambino Gesù ricevette l’adorazione dei saggi che venivano a vederlo (Mt. 2:9-11) e l’adorazione si deve soltanto a Dio (Ap.19:10).
Quando Tommaso si riferì a Gesù come “Dio” (Gv. 20:28) il Maestro non lo rimproverò e questo indica che accettò questa condizione divina; d’altra parte vediamo che Gesù si lasciò adorare quando era su questa terra (Gv. 9:38). Se non fosse stato Dio, questo atto sarebbe diventato un terribile peccato contro Cristo stesso, ma non fu così, poiché il comandamento proibisce l’adorazione di qualsiasi uomo o cosa al di fuori di Dio (Dt. 6:13). Un altro argomento a favore della sua divinità è che Egli ha perdonato i peccati e le colpe, che solo Dio può perdonare. Vediamo cosa accade un giorno quando gli portarono un paralitico su una barella. La Bibbia dice che Gesù disse al paralitico: “Coraggio, figlio, i tuoi peccati ti sono perdonati!”. Alcuni degli scribi che sentirono quelle parole, pensarono che Gesù bestemmiasse, nel senso che stava dicendo qualcosa contro Dio, ponendosi al posto di Dio. La blasfemia era qualcosa di molto serio per gli ebrei. Nel caso di Cristo, quando dichiarò che i peccati di quell’uomo erano stati perdonati, Egli si era messo al posto di Dio, e così lo compresero.
In realtà, Gesù sapeva molto bene quello che stava facendo. In Matteo 9:6 viene confermato che il Figlio dell’uomo aveva il potere sulla terra di rimettere i peccati. Gesù era consapevole della sua autorità e natura divina. Egli mostrò anche che poteva leggere il pensiero umano e questa è una caratteristica di Dio (Mt. 9:4).
Anche se era umano, la sua divinità formava parte della sua natura; questo è un mistero. Possiamo capire che Gesù era uomo e Dio allo stesso tempo? Non è facile, ma è così.
“Grande è il mistero della pietà. Ci sono misteri nella vita di Cristo che devono essere creduti, anche quando non possono essere spiegati “(EGW, Lettera 65, del 13 febbraio, 1905; Alza tus Ojos, p.56).
“Fu la natura umana del Figlio di Maria trasformata nella natura divina del Figlio di Dio? No, le due nature furono misteriosamente fuse in una sola persona: l’Uomo Cristo Gesù. In lui dimorava tutta la pienezza della Deità corporalmente. Quando Cristo fu crocifisso, fu la sua natura umana a morire. La Divinità non si indebolì né morì; questo sarebbe stato impossibile” (EGW, Matutina Alza tus Ojos, p. 258).
“È, infatti, un mistero profondo. Divinità e umanità si trovavano misteriosamente combinate, e l’uomo e Dio erano uno. In questa unione si trova la speranza della razza decaduta” (EGW, Exaltad a Jesús, p. 69).
L’angelo annunciatore disse a Giuseppe, lo sposo di Maria, che il bambino che si stava generando nel grembo di Maria era opera dello Spirito Santo (Mt. 1:20). Questo pose il bambino in una condizione diversa dalla nostra. Noi veniamo concepiti per l’intervento di una donna ed un uomo, perché è così che i bambini vengono al mondo. Noi cominciamo quindi ad esistere quando si verifica il concepimento. Ma Gesù non aveva bisogno di venire all’esistenza, perché già esisteva come Dio. Tutto quello che si rendeva necessario era assumere la natura umana e per questo c’era bisogno dello stesso nostro mezzo, una donna, ma non l’intervento di un padre umano per il suo concepimento, ma dello Spirito Santo. Questa opera è definita nella Scrittura come “mistero della pietà” (1 Tim. 3:16).
Cristo è Jaweh
Gesù ha gli stessi attributi del Padre, come abbiamo già visto, quindi anche il titolo di Jaweh (Es. 20:11; Col. 1:16; 2 Sam. 23:2; 1 Pt. 1:10-11; Isaia 41:14; Rm. 3:24; Es. 3:14; Gv. 8:24-28; ecc.).
Solo coloro che sono nelle tenebre spirituali possono dire cose come queste: “Questo (Gesù) non era Geova Dio, ma stava esistendo in forma di Dio … Era un potente, ma non onnipotente come Geova Dio … Egli fu il primo figlio che Geova diede alla luce … la prima creatura di Geova Dio. Egli non è l’autore della creazione di Dio, ma dopo che Dio lo ebbe creato come suo figlio primogenito, allora Dio lo usò come suo socio… per creare il resto della creazione “(Organizzazione dei Testimoni di Geova. Sia Dio verace, pp. 31-32 in spagnolo).
Secondo questa dichiarazione dei Testimoni di Geova, Gesù non è Jaweh e non ha neanche il potere del Padre, tuttavia, in Apocalisse 1:8, ci viene invece detto che Cristo è l’Onnipotente, quindi notiamo una terribile contraddizione con la teoria dei Testimoni di Geova.
Un altro argomento biblico a favore del fatto che Cristo è Jaweh, lo incontriamo nel libro del Levitico. Nel grande giorno dell’espiazione, il sommo sacerdote tirava a sorte tra due capri: uno per Jaweh e l’altro per Azazel (Lev. 16:8-9). Il capro che rappresentava Jaweh doveva essere sacrificato ed il suo sangue portato nel luogo Santissimo per espiare le richieste della legge e purificare il santuario da tutti i peccati degli Israeliti accumulati durante l’anno. Qualsiasi studioso della Bibbia sa che quegli animali sacrificati, rappresentavano Cristo, il vero Agnello di Dio (Gv. 1:29). E questo animale è descritto come di “Jaweh”.
Cristo non è un essere creato
I testi su cui si basano i sostenitori della teoria che Cristo sia stato creato, sono Ap.3:14 e Col. 1:15. Nel primo si dice che Cristo è “il principio della creazione di Dio”. La parola greca “archē” (principio), può essere intesa in senso passivo o attivo. Se la prendiamo in senso passivo allora si riferisce a quello su cui si agisce dal principio. Se la comprendiamo così allora affermiamo che Cristo fu il primo essere creato. Ma questo creerebbe una grande contraddizione, dal momento che il resto dell’insegnamento biblico ci mostra chiaramente l’eternità – senza inizio né fine – di Cristo, che è co-eterno con il Padre. Quindi dobbiamo prenderla nel suo significato attivo che si riferisce a ciò che avvia un’azione, una causa prima, un primo motore. Il che ci porta a leggere il testo in questo modo: “Cristo è il Creatore della creazione di Dio”.
In Colossesi 1:15 si dice che Cristo è “il primogenito di ogni creatura”. Il Dizionario di Liddell e Scott, stampato dall’Università di Oxford, riferendosi al termine greco “prototokos” (primogenito), dice che può avere un significato letterale o figurato. Se gli dessimo, in questo versetto, un senso letterale, staremmo dicendo che Cristo era un essere creato. Ma questa esegesi sarebbe completamente sbagliata in quanto invaliderebbe tutti i versetti che abbiamo già studiato e che ci hanno mostrato il contrario. Quindi dobbiamo accettare che “prototokos” in questo caso è “un’espressione figurata che descrive Gesù Cristo come il primo in gerarchia … La posizione di Cristo è unica, piena di autorità e assoluta” (Diccionario Liddell y Scott. Universidad de Oxford, p.191).
Diverse versioni della Bibbia traducono questo testo conferendogli il senso summenzionato: “Cristo è l’immagine visibile del Dio invisibile. Egli esisteva già prima che le cose fossero create ed è supremo su tutto il creato” (Nueva Traducción viviente).
“Nessuno può vedere Dio, ma Cristo è Dio in forma visibile. Egli esiste da prima della creazione ed è supremo Signore su di tutta essa” (Palabra de Dios para Todos).
Attualmente in Grecia questo termine è usato per riferirsi all’autorità, a un capo o per parlare dell’inizio, dell’origine, del principio, a seconda del contesto in cui viene utilizzato.
Cristo, come uomo, si sottomise al Padre
Alcune affermazioni di Cristo sono utilizzate dai sostenitori di dottrine di tipo ariane, per appoggiare la tesi secondo la quale Cristo è un essere creato o che ad un certo punto dell’eternità Dio era solo ed il Figlio non esisteva. Ma queste dichiarazioni sono da intendersi nel senso che Cristo gli diede e dobbiamo inoltre considerare il tempo in cui si fecero. Per esempio, Gesù disse che il Padre era più grande di lui (Gv. 14:28); questo è vero se applicato alla sua umanità. Gesù come uomo, era inferiore al Padre, ma non come essere divino (Fil. 2:6-7).
Cristo fu generato come ogni essere umano, come già detto, e passò attraverso il processo che tutti passiamo e prese l’umanità in forma completa, ma senza il suo passivo, cioè senza il peccato (Sal. 2:6-7; Gv. 5:23).
Cristo era un essere umano come noi, uguale in tutto, ma non nel suo comportamento che fu invece impeccabile, immacolato e perfetto; per questo è “l’offerta” perfetta davanti al Padre. Quindi in cosa è stato diverso da noi? O a che cosa assomiglia? Come uomo è simile a noi in tutto (Eb. 12:17). Ma c’è qualcosa di molto importante e diversa da noi: Egli non ha mai peccato (Is. 53:9). Anche se possedeva la sua natura divina, essa era velata ma non annullata. Tuttavia non usò mai la sua divinità a proprio vantaggio e non si appoggiò mai ad essa per vincere il peccato, ma lo vinse nella sua natura umana, afferrando la mano del Padre. Se in qualche occasione permise che la sua divinità trasfigurasse fu per aiutare gli esseri umani a credere nel suo messianismo, per incoraggiarli a credere nel suo messaggio, per tendergli la mano della salvezza e mai a beneficio di sé stesso.
In Giacomo 1:14 viene detto che siamo tentati quando per la nostra propria concupiscenza siamo attratti e sedotti; ma questo non può applicarsi a Cristo, perché Egli non era attratto dal peccato, come tutti gli altri esseri umani, perché non c’era concupiscenza nel suo cuore; questo sarebbe già stato un peccato.
Il peccato non lo attraeva. Ci sono peccati che la maggior parte degli esseri umani rifiuta con disgusto, non ne sono attratti e non ne hanno un’inclinazione, come ad esempio l’omicidio. In questo senso possiamo capire che Cristo non ha vissuto delle occasioni nelle quali avrebbe voluto peccare ma non lo fece. Non lo troviamo nella Bibbia. Mai una tentazione attrasse Cristo come lo può essere per noi. Si noti che il diavolo lo tentò perché usasse il suo potere divino. Gli disse di trasformare le pietre in pane quando Gesù digiunava nel deserto (Mt. 4:1-11). Il diavolo non potrà mai venire da noi per tentarci così.
Cristo fu tentato nel senso che fu messo alla prova, ma il peccato non lo attraeva; anche di Dio è scritto che venne tentato dagli Israeliti (Sal. 78:18; Nm. 14:22). Le tentazioni che Cristo dovette affrontare erano ripugnanti, moleste, non desiderato da lui; a differenza di quanto può accadere a noi che dobbiamo pregare davanti alla tentazione perché il suo potere di seduzione non ci porti al peccato. Alcuni possono pensare che se è così, Gesù aveva un grande vantaggio perché non aveva alcuna inclinazione al male come invece abbiamo noi. È vero che non aveva alcuna inclinazione al male, ma perché fin dall’infanzia non aveva peccato mai e non aveva coltivato la natura peccaminosa.
“Cristo prese la nostra natura, caduta ma non corrotta e non si sarebbe corrotto a meno che non avesse ascoltato le parole di Satana invece delle parole di Dio” (EGW, Manuscrito 57, 1890).
“Cristo non possedeva la stessa slealtà peccaminosa, corrotta e caduta che possediamo noi (EGW, Mensajes Selectos, tomo 3, 131).
“Fraternizza con le nostre infermità, ma non alimenta passioni simili alle nostre. Poiché non peccò, la sua natura evitava il male. Sopportò lotte e torture dell’anima in un mondo di peccato” (Joyas de los Testimonios, tomo 1, 218).
“Egli è venuto per distruggere le opere del diavolo e concedere lo Spirito Santo a chiunque si pente, perché sia preservato dal peccato” (EGW, La Speranza dell’Uomo, ed. 2012, p. 254).
Conclusione
Il Signore Gesù Cristo ci invita ad essere suoi amici (Gv.15:14); vuole portare i nostri fardelli (Mt. 11:28), aiutarci in ogni tentazione e prova (Gv.16:33), perdonarci e restaurarci quando cadiamo (1 Gv. 2:1), darci il suo Spirito perché riproduciamo il suo carattere in noi (Mt. 11:29) e portarci nelle dimore celesti, cioè darci la vita eterna (Gv.14:1-3).
Abbiamo un grande Salvatore, pieno di amore e di misericordia che vuole salvarci e farci partecipi delle sue infinite ricchezze. Egli è Dio ed insieme con il Padre e lo Spirito Santo, lavora perché nessuno si perda ma che tutti giungano al ravvedimento (2 Pt. 3:9).
Alla fine si vedrà chiaramente che Colui che fu disprezzato e deriso da milioni di persone in tutte le epoche, era Dio che stava estendendo la sua mano salvifica e riconciliatrice, ma che fu respinta. “Gli angeli del cielo si prostrano in adorazione davanti a lui. I suoi nemici discernono l’errore che hanno fatto e ogni lingua confessa la sua divinità” (En los lugares celestiales, p. 358).
Cristo può salvare perfettamente quelli che vengono a Lui con fede (Eb. 7:25). Questa è la nostra speranza! Lo credi, caro lettore? Dio ti benedica. Amen.
Pastore José V. Giner
Dicembre 2016
