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01/11/2016
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Il precursore di Cristo
Il precursore del Signor Gesù sarebbe nato da una delle famiglie fedeli d’Israele, tra coloro che attendevano da tempo la venuta del Messia. I genitori sarebbero stati il sacerdote Zaccaria e sua moglie Elisabetta, “giusti davanti a Dio ed irreprensibili in tutti i comandamenti e precetti del Signore” (Lc. 1:6).
Prima che questo evento si realizzasse doveva compiersi il miracolo di Dio, poiché Elisabetta era sterile (Lc. 1:7). Zaccaria presentava sempre le sue suppliche al Signore ed un giorno, mentre esercitava il suo sacerdozio e offriva incenso nel tempio, gli apparve un angelo che disse: “Non temere, Zaccaria; la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti partorirà un figlio e lo chiamerai Giovanni. E si avrà gioia ed esultanza e molti si rallegreranno della sua nascita; egli sarà grande davanti a Dio. Non berrà vino né bevanda inebriante, e sarà pieno di Spirito Santo fin dal seno di sua madre. E ricondurrà molti figli d’Israele al Signore loro Dio. E andrà innanzi a lui con lo spirito e la forza di Elia per ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti, per preparare al Signore un popolo ben disposto” (Lc. 1:13-17).
Fu un grande privilegio per quel pio matrimonio ricevere un così grande onore: essere i genitori di colui che avrebbe compiuto un’opera di tale calibro. Come Cristo doveva essere concepito miracolosamente, il suo predecessore, Giovanni Battista, venne al mondo per intervento divino poiché sua madre era sterile.
Il compito di Giovanni ed il nostro
Ricordiamo le parole della profezia riguardo all’opera di Giovanni: “Ed egli andrà innanzi a lui con lo spirito e la forza di Elia per ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza del giusti, per preparare al Signore un popolo ben disposto” (Lc. 1:17).
L’opera che il precursore di Cristo doveva compiere era di importanza fondamentale, da essa dipendevano molte cose. In tal senso, dobbiamo dire che ogni grande atto nella storia della redenzione, in riferimento al popolo di Dio, è stato annunciato e pianificato in anticipo, in modo che gli adoratori sinceri preparassero le loro menti per tali eventi (Am. 3:7-8). Questo è stato il caso del diluvio universale, annunciato 120 anni prima che accadesse, oppure della liberazione di Israele dal giogo della schiavitù egiziana. La prima venuta del nostro Signore Gesù Cristo è stato il più grande evento che si sia verificato in questa umanità; è logico che questo accadimento straordinario sia stato annunciato in anticipo e che sia di importanza fondamentale.
Dal momento in cui Adamo ed Eva caddero nel peccato, essi ricevettero la promessa di un Salvatore; infatti aspettavano che si compisse nella persona del loro primogenito, ma l’adempimento di tale profezia doveva ancora arrivare. Molti profeti biblici ne hanno parlato e questo significa che non costituiva una sorpresa o qualcosa di sconosciuto; i sinceri attendevano.
Il lavoro preparatorio svolto da Giovanni Battista è un simbolo del lavoro che dobbiamo fare in questo tempo mentre aspettiamo la seconda venuta di Cristo: “Preparando la via al primo avvento del Cristo, Giovanni Battista raffigurava coloro che devono preparare un popolo per il ritorno del Signore” (Ellen White, La Speranza dell’Uomo, p.71, edizione 2012, cap. “La voce nel deserto”)
Studiare la vita e l’opera di Giovanni ci aiuterà a sapere quello che dovrebbe essere il nostro compito e la nostra vita come individui e come chiesa in questo tempo che precede la venuta del Signore.
La vita e l’opera di Giovanni Battista
Quando Giovanni iniziò il suo ministero, la nazione di Israele era in uno stato di agitazione e malcontento. La tirannia di Roma causava nella mente di ogni Israelita un profondo desiderio di libertà da tale potere oppressore. Da un’altra prospettiva, la religione che i sacerdoti e i rabbini insegnavano al popolo non soddisfaceva le esigenze vitali dell’anima. In questo scenario, il precursore di Cristo venne a compiere le parole profetiche di Isaia 40:3. “La voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore …” (il suo compimento in Lc. 3:3-4). Giovanni predicava con potere e la sua influenza era così grande che superava quella di quei governanti e sacerdoti della religione ufficiale.
Giovanni avrebbe potuto guidare una ribellione contro Roma, contando su molti seguaci e sostenitori, perché egli viveva quello che predicava, era coerente e appassionato del suo lavoro, ingredienti fondamentali del successo spirituale. Egli non nascondeva la verità, chiamava il peccato con il suo nome e quindi mostrava chiaramente la volontà di Dio (Is. 58:1; Mc. 6:17-19), guadagnando inimicizie. Anche oggi non è visto di buon occhio che i cristiani esprimano le loro opinioni in materia di temi controversi come l’omosessualità, l’aborto, il divorzio, il sesso prematrimoniale, l’eutanasia, ecc.; soprattutto dove queste pratiche sono legali, approvata dalla maggioranza e accettate all’interno di molte chiese cosiddette cristiane.
Giovanni era un precursore di Cristo e presentava il pentimento dei peccati come il percorso che avrebbe portato la gente alla felicità e al cielo: “Fate dunque frutti degni del ravvedimento …” (Lc. 3:8). Le persone cambiavano, venivano liberate dalle catene del peccato e condotte ai piedi di Dio attraverso il battesimo. Giovanni era il bersaglio di ogni sguardo e tutti erano stupiti al punto da chiedersi: “se…fosse lui il Cristo …” (Lc. 3:15); ma egli si mantenne sempre umile.
“Essi gli dissero: Chi sei tu? per dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso? Egli disse: Io sono la voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, come disse il profeta Isaia” (Gv. 1:22-23). Come popolo che attende la seconda venuta di Cristo: stiamo presentano il triplice messaggio angelico al mondo? Sappiamo che ognuno di noi ha una propria missione? Abbiamo questo spirito di evangelizzazione? Siamo disposti a compiere la missione fedelmente? Realizziamo la descrizione di Apocalisse 14:12?
Giovanni avrebbe compiuto un’opera inferiore a quella del Cristo e si considerava uno dei suo strumento, non la stella o il punto centrale, ma colui che dirigeva l’attenzione verso il centro. “Io vi battezzo con acqua; Ma uno più forte di me, di cui non sono degno di sciogliere le scarpe; Egli vi battezzerà con Spirito Santo e fuoco” (Lc. 3:16). Ogni precursore moderno di Cristo deve capire che le anime devono essere incoraggiate ad accettare Gesù Cristo come personale Salvatore. Egli è tutto in tutti e da solo merita il culto e la gloria. Coloro che annunziano il Vangelo sono essere fallibili e peccatori. Non abbiamo motivo di essere orgogliosi. Le anime devono essere indirizzate al Salvatore e non a noi.
Giovanni aveva familiarità con le Scritture e per questo sapevo che il Messia possedeva una preesistenza “Giovanni rispose loro, dicendo: «Io battezzo con acqua, ma in mezzo a voi sta uno che non conoscete. Egli è colui che viene dopo di me e che mi ha preceduto…“(Gv. 1:26-27). Lo esaltò come il vero Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo: “Il giorno seguente, Giovanni vide Gesù che veniva verso di lui e disse: «Ecco l’Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo! Questi è colui del quale dissi: “Dopo di me viene un uomo che mi ha preceduto, perché era prima di me” (Gv. 1: 29-30). È molto interessante notare che Luca menziona la divinità di Cristo: “E convertirà molti dei figli d’Israele al Signore, loro Dio” (Lc. 1:16). Gesù era il Messia, ma anche il Signore Dio.
Dedichiamo tempo a studiare le Scritture? Esse dovrebbero essere la base della nostra fede. Se vogliamo essere forti mentalmente abbiamo bisogno di trascorrere del tempo a studiarle, soprattutto perché viviamo in una società laica in cui la Bibbia non è apprezzata né creduta dalla maggioranza. Gli stessi credenti trascurano di studiarla ed alla fine la gente viene guidata più da pura convenienza, sentimentalismo ed emozione, che da un “così sta scritto“. Dobbiamo ricordare che prima del ritorno del Signore Gesù Cristo si vedranno sottili falsità che sembreranno avere basi nella Scrittura; chi non conosce la rivelazione biblica sarà ingannato.
Giovanni aveva un’intima comunione con Dio e riceveva rivelazioni divine; segno che egli era in relazione col cielo attraverso molta preghiera: “E Giovanni testimoniò, dicendo: «Io ho visto lo Spirito scendere dal cielo come una colomba e fermarsi su di lui. Io non lo conoscevo, ma colui che mi mandò a battezzare con acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai scendere lo Spirito e fermarsi su di lui, è quello che battezza con lo Spirito Santo” (Gv. 1:32-33). Cerchiamo Dio nella preghiera tutti i giorni? Ci piace pregare? Abbiamo fatto esperienze di preghiere esaudite da Dio?
Giovanni riconobbe Cristo come Figlio di Dio, colui che è, che era e che deve venire (Ap. 1:4). Questa percezione chiara e profonda di Cristo come Figlio di Dio, Agnello espiatorio, Creatore del mondo e quindi proprietario di tutto, lo portò a esclamare: “…del quale non sono degno di sciogliere i calzari” (Gv. 1:27). Quando Cristo si recò da Giovanni per essere da lui battezzato, Giovanni esclamò: “…Io ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni da me?” (Mt. 3:14). Che cosa significa Cristo per te? Lo riconosci come tuo Salvatore, Autore della vita e sostenitore dell’esistenza umana?
Una vita offerta a Dio
Giovanni Battista diresse sempre l’attenzione della gente verso il Messia che doveva venire. Presentò il carattere dell’Agnello di Dio e la natura della sua opera. Ma, quando Cristo iniziò il suo ministero, si rivelò il vero carattere di Giovanni. Cristo aveva i suoi discepoli e così anche Giovanni. Egli si trovava ora a confronto con il suo insegnamento e le sue convinzioni e i suoi discepoli gli dissero: “Maestro, colui che era con te al di là del Giordano, a cui hai reso testimonianza, ecco che battezza e tutti vanno da lui” (Gv. 3:26). Questa era una prova di fede per il precursore di Cristo. Qualcuno che aveva brillato nel firmamento degli eroi della fede, improvvisamente doveva farsi da parte per lasciare il posto a colui che deve essere lodato e adorato: nostro Signore Gesù Cristo.
“Così non cercò di attrarre gli uomini a sé, ma di innalzare sempre di più i loro pensieri affinché si volgessero all’Agnello di Dio. Egli stesso era stato solo una voce, una voce nel deserto. Adesso accettava con gioia il silenzio e l’oscurità perché gli occhi di tutti si volgessero verso la vera luce della vita Coloro che sono fedeli alla loro chiamata di messaggeri di Dio non cercano onori per sé. L’amore dell’io sarà sommerso in quello per il Cristo. Nessuna rivalità potrà intaccare la preziosa opera del Vangelo” (Ellen White, La Speranza dell’Uomo, p.140, edizione 2012, cap. “Bisogna che Egli cresca”).
Giovanni avrebbe potuto reagire in modo umano, ma non lo fece, poiché era ben radicato nella sua fede, nelle profezie e prima di tutto era un umile servitore. Non si lasciò trascinare dalla gelosia, dallo scoraggiamento, dall’invidia, “Giovanni rispose e disse: «L’uomo non può ricevere nulla, se non gli è dato dal cielo. Voi stessi mi siete testimoni che io ho detto: “Io non sono il Cristo, ma sono stato mandato davanti a lui”. Colui che ha la sposa è lo sposo, ma l’amico dello sposo, che è presente e l’ode, si rallegra grandemente alla voce dello sposo; perciò questa mia gioia è completa. Bisogna che egli cresca e che io diminuisca” (Gv. 3:27-30).
Giovanni diede preminenza a Cristo: “Bisogna che egli cresca ed io diminuuisca“. L’umiltà, la devozione e la vita pia di Giovanni furono il risultato della sua comunione con Dio. Maggior comunione con Dio, maggior umiltà di cuore. Tale era la vita del Battista, un aroma soave di benedizione per tutti i tempi. Alla fine, la sua vita fu recisa con un colpo di spada in una cupa cella, sigillando così con il suo sangue una vita di completa consacrazione.
Questo è qualcosa di molto difficile da accettare e capire, ma il Signore sa come fare le cose e perché farle; vi è uno scopo divino dietro ogni evento, anche quelli molto difficili da accettare. Paolo dice che per coloro che amano Dio “tutte le cose cooperano al bene” (Rm. 8:28) e questo concetto è quello che deve prevalere nella nostra vita. Non è facile accettare il peggio con la convinzione che sia successo per il nostro bene e per volontà di Dio, ma dovrebbe essere così. L’esercizio spirituale più complesso è quello di accettare i piani di Dio senza disperazione né proteste, ma a sua volta è anche il più confortante che esista in questo mondo.
Mentre Giovanni si trovava incarcerato in prigione, fu assalito dai dubbi ed ebbe una grande lotta interiore, ma in questo momento di terribile prova non crollo. Inviò i suoi discepoli a chiedere a Cristo e la risposta che ricevette gli bastò per continuare il cammino aggrappandosi alla fede. Questi discepoli gli raccontarono l’opera che il Salvatore stava compiendo e le parole che gli indirizzava: “Beato è colui che non si scandalizza di me” (Mt 11:6). Giovanni si afferrò per fede alle promesse di Dio e vinse.
“Ma il Battista non rinunciò alla sua fede in Cristo. Tutto testimoniava che Gesù di Nazaret era colui che era stato annunciato: la voce dal cielo, la colomba, la sua purezza, la potenza dello Spirito Santo che aveva visto nel Salvatore, la testimonianza delle Scritture” (Ellen White, La Speranza dell’Uomo, p.174, edizione 2012, cap. “Prigionia e morte di Giovanni Battista”).
“Sebbene nessun intervento miracoloso avesse liberato Giovanni, egli non fu dimenticato. Poté sempre contare sulla compagnia degli angeli che gli rivelarono le profezie sul Cristo e le grandi promesse contenute nelle Scritture. Esse rappresentarono la sua consolazione, così come lo sarebbero state per il popolo di Dio in futuro. A Giovanni Battista e a tutti coloro che sarebbero venuti dopo di lui, fu fatta la promessa: Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell’età presente” (Ellen White, Ibid, p.182).
Il Signore Gesù Cristo vendicò il suo predecessore dicendo di lui: “In verità vi dico: tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni il Battista” (Mt. 11:11).
Giovanni dovette compiere un’opera speciale di riforma e di pentimento, come fece a suo tempo il profeta Elia. Entrambi furono perseguitati, ma al contempo intrepidi e risoluti. L’opera del Battista assomigliò così tanto a quella di Elia che la gente pensava che fosse lui. Giovanni, però, smentì l’idea che Egli fosse l’Elia profetizzato (Gv. 1:21). Il Battista non era Elia ma egli adempiva le profezie che lo annunciavano (Gv. 11:9-14) avendo lo stesso ideale di riforma, lo stesso coraggio, lo zelo e la dedizione dell’antico profeta; entrambi avevano lavorato in un clima di degrado morale e spirituale e avevano cercato di mettere in guardia le persone sulla necessità di pentimento.
Conclusione
Coloro che predicano il vangelo oggi devono farlo con lo spirito e la forza di Elia, così come fece il Battista; in qualche modo siamo gli ultimi Elia. Il profeta Elia fece un’opera di riforma in Israele; chiamò le persone al pentimento e le esortò a obbedire alle leggi di Dio. Il re Acab e i suoi sudditi ascoltarono questo messaggio ed ebbero l’opportunità di pentirsi.
Anche Giovanni Battista predicò il pentimento e sottolineò i principi del regno di Dio. Parlò di un futuro giudizio sui capi religiosi e sul popolo, alla venuta del Messia. I riformatori moderni devono predicare la giustificazione per fede e invitare le persone ad adorare Dio, pentirsi dei propri peccati e osservare i comandamenti, perché l’ora del giudizio è giunta (Ap. 14:7); in ultima analisi: preparare un popolo per la venuta del Signore.
Come Israele doveva prepararsi per affrontare i giudizi di Dio (Am. 4:12), allo stesso modo la Chiesa e l’umanità devono prepararsi a sostenere i giudizi finali di Dio; questa opera deve precedere la seconda venuta di Cristo.
Che Dio ci aiuti grandemente perché, come Giovanni il Battista, possiamo fedelmente compiere la missione che Dio ci ha affidato di preparare la via del Signore. A Dio sia la lode, l’onore, l’adorazione ed il culto, nei secoli dei secoli. Amen.
Pastore José V. Giner
Novembre 2016
