FORMATORI DEI NOSTRI FIGLI
01/07/2017LE JARDIN DES PROMESSES DE DIEU
01/07/2017Riflessioni sul termine (Parte I)
È comune sentire dai mezzi di comunicazione e dai cristiani il termine “chiesa” per designare un luogo di culto, tempio o edificio dove credenti si riuniscono. “Sto tornando dalla chiesa”, “Hanno predicato una bel sermone in chiesa”. Anche se questo termine è accettato per designare il luogo dove dei credenti si riuniscono per adorare Dio, in realtà la sua etimologia presenta un significato diverso e molto speciale; lo vedremo più avanti.
Un parere abbastanza diffuso è la convinzione che non importa di quale chiesa si faccia parte, perché alla fine sono tutte uguali; ciò che Dio veramente guarda è la fede che si trova nel cuore. (1)
Molti hanno l’idea che si debba rimanere per tutta la vita nella chiesa di cui sono stai membri gli antenati, considerandola come una “sacra missione”. Per tali persone, cambiare chiesa è un atto “criminale” a livello di coscienza, un’eresia imperdonabile. La tradizione si pone al di sopra di ogni evidenza teologica, biblica, storica, profetica, ecc. (2)
Non mancano neanche teologi che si schierano a favore della filosofia della “chiesa militante” dando però a questa terminologia un senso sbagliato, dal momento che nella loro interpretazione pretendono giustificare e legittimare i peccati commessi all’interno della propria comunità, sia dai membri che dai dirigenti. La loro tesi è quella di difendere ad oltranza il diritto di essere chiamati “popolo di Dio”, naturalmente rivendicando per sé tutti i favori spirituali che questa appartenenza comporta, ma prescindendo dalle condizioni per le quali Dio verifica la sua alleanza. (3)
Ci sono alcuni che pensano che non sia necessaria alcuna chiesa per credere in Dio ed esercitare la fede.(4) Altri fondano la propria chiesa, semplicemente perché caratterialmente non vanno d’accordo con gli ex correligionari, o per ragioni banali. Entrano in una nuova organizzazione ma non perché quella che hanno lasciato abbia apostatato dai principi. (5)
Ora, con la proliferazione di tante denominazioni cristiane, che già si contano a migliaia in tutto il mondo,(6) in contrasto con la unica chiesa fondata da nostro Signore Gesù Cristo, una grande quantità di persone sincere si domandano il perché di questo fenomeno, e quale tra tutte queste ha il segno distintivo della vera chiesa di Dio. Purtroppo ci sono persone che non credono in Dio né nella sua chiesa; ma di essi non discuteremo in questo articolo.
In sintesi, quanto fin qui esposto può riassumersi in queste domande: Qual è la Chiesa di Cristo? Per quale ragione fu fondata? Quali sono le caratteristiche del vero popolo o chiesa di Cristo?
L’essenza della Chiesa
La nascita della chiesa è dovuto a Cristo, egli ne è il fondatore e sostenitore.(7) Il termine “chiesa” deriva del greco ekklesia, che nel mondo ellenistico significava “assemblea” o “comunità” del demos (popolo), come forza politica. I nuovi convertiti al cristianesimo usarono la parola ekklesia per riferirsi alla “assemblea” o “comunità” dei seguaci di Gesù.
Con questa nuova denominazione, i credenti fanno riferimento a: gruppi locali o regionali che si riuniscono in un unico luogo per adorare Dio(8); il cristianesimo in tutto il mondo che segue i principi stabiliti da Cristo nella Parola di Dio. (9)
Non c’è da meravigliarsi che Gesù, fondando un nuovo popolo di Dio in continuità con l’Antico Testamento, adotti un nome con un chiaro riferimento all’antico Israele, che Dio riuniva in “santa convocazione”(10). Nella Nuova Dispensazione, l’Israele spirituale(11), è chiamato in Gesù Cristo, a formare la santa convocazione dei cristiani. (12)
La chiesa, poi, è la comunità di uomini e donne beneficiari della salvezza in Gesù Cristo(13). È la famiglia di Dio, la società universale dei credenti che accettano Gesù come loro Salvatore e la sua Parola come il modello che dovrebbe governare la loro vita. La chiesa non è l’edificio dedicato al culto, ma le persone che credono in Gesù e lo seguono, obbedendo ai suoi Comandamenti(14), come suprema espressione della gratitudine che sentono nei suoi confronti per aver dato la sua vita per salvarli.
“La chiesa è la società cristiana formata dai membri che la compongono, affinché ognuno gioisca dell’aiuto di tutta la grazia e dei talenti degli altri membri, e anche dell’opera di Dio in loro favore, in accordo con i diversi doni e capacità che Dio ha loro concesso”.(15)
“Perché i credenti si costituiscono come chiesa? Perché tramite questo mezzo Cristo vuole aumentare la sua utilità nel mondo e rinvigorire la sua influenza personale per il bene”.(16)
Cristo ha fondato la Chiesa perché il suo messaggio trascendesse il tempo, estendendosi ad ogni nazione, tribù, lingua e popolo(17). La fece depositaria delle ricchezze del Vangelo in modo che a sua volta potesse condividere con il resto del mondo il dono magnifico della grazia. Essa custodisce questa sacra missione, crede in essa, la condivide e la vive nella sua esperienza quotidiana.
Gesù ha una grande famiglia in tutto il mondo: la sua chiesa. Il cristianesimo genuino non fa distinzione di razza, cittadinanza o posizione sociale. Chi vuole può appartenere alla grande famiglia della Chiesa di Cristo. Siamo tutti invitati. “Voi non siete più stranieri né ospiti, ma concittadini dei santi e membri della famiglia di Dio” (Ef. 2:19).
L’unità della Chiesa
L’unità del corpo. In un senso più profondo, la Chiesa è il Corpo mistico di Cristo (18) ed Egli è il capo (19) e noi i suoi membri. Ciò significa che tutti i credenti che condividono la stessa fede, appartengono per l’adozione di Cristo, mediante il battesimo (20), allo stesso corpo.(21) Alcuni di noi sono mani, altri piedi, braccia, occhi, ecc. Ciascuno secondo i doni spirituali ricevuti (22), dovrebbe svolgere un ruolo specifico nella comunità. Questa funzione dovrebbe ovviamente essere svolta in perfetta armonia con il resto del corpo e tutti, a loro volta, devono essere governati dal cervello. (23)
Sappiamo bene ciò che accade nella nostra fisiologia, quando un membro del nostro corpo non svolge le proprie funzioni normalmente insorge la malattia. In primo luogo, la malattia colpisce la parte affetta e successivamente se non è curata si estende al resto del corpo. Da qui l’importanza che la famiglia, o corpo di Dio, rimanga unita.
È più che evidente che esiste un’interdipendenza tra i vari componenti del corpo umano. Il fatto che Paolo usi questa analogia per illuminare come funziona il corpo della chiesa, non è quindi prova che le parole interdipendenza, organizzazione, unità, armonia, ordine, concordia, amore, ecc., dovrebbero concretizzarsi nelle dinamiche quotidiane della comunità dei credenti?
“I servitori di Dio devono lavorare insieme… Non devono esserci critiche malevoli, non si deve distruggere il lavoro gli uni degli altri, né devono esserci gruppi separati… Sotto Dio, ciascuno deve compiere il lavoro assegnatogli, essendo rispettato, amato e incoraggiato dagli altri operai. Insieme essi devono portare l’opera a compimento”.(24)
“I figli di Dio avanzeranno insieme e presenteranno al nemico un fronte unito…” (25)
“Dio vuole che fra il suo popolo si manifesti l’unione e l’amore fraterno”. (26)
“L’unione fa la forza. Nella discordia e nella disunione c’è solo debolezza. Dio non ha mai avuto l’intenzione che un solo uomo o quattro o venti si assumessero un’opera importante e la facessero avanzare indipendentemente dagli altri operai che lavorano nella causa. Egli vuole che il Suo popolo si consigli insieme, che sia una chiesa unita in Cristo, in unita perfetta. La nostra unica sicurezza consiste nel seguire i consigli del cielo, cercando sempre di fare la volontà di Dio e di diventare operai insieme a Lui. Nessun gruppo di persone può unirsi e dire: “Facciamo quest’opera e portiamola a termine secondo i nostri metodi, e se le cose non si fanno come vogliamo noi, non l’appoggeremo col nostro influsso affinché non si realizzi”. Questa e la voce di Satana e non quelladi Dio. Non dobbiamo obbedire a simili suggerimenti” (27) (Enfasi aggiunta).
“Non permettete a Satana di gettare la sua ombra infernale tra i fratelli. Unitevi! Perché l’unione fa la forza”.(28)
Nella sua lettera ai Corinzi, Paolo sottolinea l’importanza dell’unità nell’insegnamento poiché “L’occhio non può dire alla mano: Io non ho bisogno, né la testa ai piedi, non ho bisogno di voi”. (29) Tutti i membri della Chiesa di Cristo sono fratelli, acquistati con il suo sangue prezioso. Nessuno ha il diritto di rompere il legame che ci unisce. Nessuno che cerchi di minare l’unità del popolo di Dio su questa terra rimarrà indenne. Dividere, affrontare e inimicare i fratelli è il lavoro del Diavolo e chiunque che, in misura maggiore o minore, fomenta contese tra fratelli, o contrasta l’ordine costituito della Chiesa, è uno strumento, ma non nelle mani di Dio. Con questo atteggiamento sta causando un “disturbo cellulare” nel corpo dei credenti. Paolo considera molto gravi questi disturbi, perché minacciano la pace, l’armonia e l’azione congiunta. Persistere nel creare e mantenere divisioni all’interno del popolo di Dio è un peccato grave di cui dobbiamo pentirci prima che sia troppo tardi. (30)
Satana cerca a tutti i costi di dividere i figli di Dio. Egli sa che se riesce a indebolire le nostre fila sarà più facile sconfiggerci. È ben noto che i partiti politici, gli eserciti, o qualunque gruppo sociale rivendichi qualche causa, hanno molto chiaro che solo attraverso l’unità nell’azione si possono ottenere risultati ottimale. Il motto è: Uniti vinceremo.
“Se gli uomini non avanzano di comune accordo, per realizzare la grandiosa opera da compiere in questo tempo, ci sarà confusione. Non è un buon segno che gli uomini rifiutino di unirsi ai propri fratelli e preferiscano agire da soli. Invece di isolarsi da stessi, si muovono in armonia con i propri collaboratori. A meno che non lo facciano, agiranno nel momento sbagliato e nella direzione sbagliata”. (31)
Si racconta che su una montagna, nei pressi di una fitta foresta in Africa, vivevano dieci bufali. Si volevano molto bene e per questo stavano sempre insieme. Un leone che viveva nella giungla vicina voleva ucciderli uno ad uno per banchettare con loro, ma non osava per paura delle corna di quegli animali. Il leone sognava il momento in cui i dieci bufali si sarebbero separati.
Uno sfortunato giorno, uno dei bufali, prima del risveglio mattutino del resto dei suoi compagni, cominciò a rimpinzarsi dell’erba migliore. Quando gli altri si svegliarono e lo colsero in fragrante, furono ripieni di indignazione per il suo grande egoismo. L’esempio fu contagioso e da quel momento ogni bufalo si dedicò alla ricerca personale dell’erba migliore senza pensare agli altri. Così finirono con il separarsi. Il leone, con calma e con molto interesse, seguiva la scena dal suo nascondiglio. Quando i bufali si divisero, egli comprese che era giunto il momento tanto atteso e cominciò a dar loro la caccia ad uno ad uno, da quel giorno fino a quando non li divorò tutti.
Pietro, nella sua prima epistola, indirizza un appello disperato alla chiesa: “Siate sobri, vegliate, perché il vostro avversario, il diavolo, va attorno come un leone ruggente cercando chi possa divorare” (1 Pt. 5:8). Alcuni versetti precedenti presentano la chiave per preservare il “gregge di Cristo” dagli attacchi di Satana: “Siate sottomessi … gli uni agli altri…” (v.5). Satana, il leone ruggente, attende con trepidazione, nascosto nella sua foresta, la mancanza di unità nella Chiesa, per attaccarci e divorarci uno ad uno.
L’unità, frutto dello Spirito. Quando Paolo cita i frutti della carne, pone maggiormente l’accento su ciò che provoca mancanza di unità tra i fratelli: “inimicizie, contesa, gelosia, ire, contese, divisioni, sette, invidie…” (Gal. 5:20-21).
Come possiamo evitare il flagello della disunione? Prestando ascolto a Cristo, nostro Capo, obbedendo ai suoi comandi, come il corpo obbedisce ai comandi neurali: ”Dimorate in me, e io dimorerò in voi. Come il tralcio non può da sé dare frutto se non rimane nella vite, così neppure voi, se non dimorate in me. 5 Io sono la vite, voi siete i tralci. Colui che dimora in me e nel quale io dimoro, porta molto frutto; perché senza di me non potete fare nulla” (Gv. 15: 4-5).
Chi si unisce a Cristo sarà unito ai suoi fratelli. Cercare, conservare e rafforzare l’unità fraterna dovrebbe essere il desiderio e l’impegno di ogni credente, perché senza questa unità non possiamo ricevere l’ultima pioggia. La prima pioggia è a disposizione di chiunque cerca di piacere a Dio, vivendo in comunione con Lui, crescendo nella santità, collaborando attivamente al progresso della sua chiesa. Lo Spirito Santo è dato da Cristo a tutti coloro che vogliono portare frutto.
“Si noti che fu dopo che i discepoli avevano raggiunto la perfetta unità, e non lottavano più tra loro per conquistare il posto più alto, che lo Spirito Santo fu versato su di loro. Erano di una sola mente. Tutte le differenze erano state messe da parte … Fu allora che lo Spirito Santo discese e migliaia si convertirono in un solo giorno”. (32)
L’organizzazione del corpo. È chiaro che per quanto attraente e nobile sia il proposito che muove qualsiasi gruppo sociale, se lo sforzo non è ben organizzato, i risultati saranno deludenti. Certo! Questo vale anche per la Chiesa di Cristo.
Perché l’Israele dell’Antico Testamento potesse intraprendere con successo l’impresa spirituale iniziata all’uscita dal paese d’Egitto, Dio li mantenne uniti ed organizzati. In Esodo 18:21-23 troviamo le basi della loro organizzazione. L’obiettivo di Dio è reso esplicita nel contesto: a) Maggiore efficacia nel compito; b) Distribuzione delle responsabilità; c) Raggiungimento di una maggiore stabilità interna tra le tribù nel pellegrinaggio verso Canaan.
La Conferenza Generale, le Unioni, le Associazioni o Campi Missionari e le Chiese (l’attuale struttura della chiesa), corrispondono al sistema organizzativo ispirato da Dio a Israele. Lo Spirito di Profezia spiega la ragione per cui si rese necessaria un’organizzazione con l’aumentare dei membri nel mondo: “per fornire supporto al ministero, per portare l’opera in nuovi settori, per proteggere sia le chiese che il ministero da membri indegni, per custodire le proprietà della chiesa, e per la pubblicazione della verità attraverso la stampa, e per molti altri obiettivi, l’organizzazione era indispensabile…” (33)
“Che nessun pensi che possiamo fare a meno dell’organizzazione. È costata molto studio e molte preghiere per chiedere saggezza, in modo da conoscere la risposta di Dio, per erigere questa struttura … Che nessuno dei nostri fratelli si inganni al punto da distruggerla, perché allora si introdurrà una condizione che neanche ci si immagina. Nel nome del Signore dichiaro che l’organizzazione deve rimanere, rafforzata, stabilita”. (34)
“Abbiamo bisogno di tenere le corde in modo uniforme, in modo che il sistema di regolazione e ordine non si rompa. In questo mondo non si darà occasione ad elementi disordinati di dominare l’opera in questo tempo”. (35)
Già nella chiesa primitiva è evidente l’organizzazione, l’unità e l’azione armoniosa: avevano una fede comune, esistevano pastori, diaconi, ecc.; predicavano il Vangelo, battezzavano i convertiti, si riunivano regolarmente, vi erano collette, si svolgevano concili tra le chiese, ecc.
“L’ordine istituito nella chiesa cristiana apostolica rese possibile il suo successo, come un esercito ben disciplinato e rivestito dell’armatura di Dio. I gruppi dei credenti, sebbene dispersi su un vasto, territorio, erano tutti membri di un solo corpo, e si muovevano in perfetta armonia l’uno con l’altro”. (36)
“Mettendo in pratica l’importante principio che riguarda la crescita spirituale della chiesa, gli apostoli esortavano i nuovi convertiti ad approfittare di quella protezione dall’errore che solo il Vangelo poteva offrire. Vennero organizzate delle chiese in tutti quei paesi della Licaonia e della Pisidia dove c’erano credenti. In ogni chiesa furono ordinati degli ufficiali responsabili e fu stabilito l’ordine relativo all’organizzazione dei servizi e alla cura del benessere spirituale dei fedeli.
Era in armonia con i piani del Vangelo che tutti i credenti fossero uniti a formare un corpo in Cristo, e fu questo piano che Paolo applicò attentamente durante tutto il suo ministero. In ogni luogo, coloro che avevano accettato Cristo come Salvatore, furono organizzati al momento giusto in una chiesa. Questo fu fatto anche quando i credenti erano pochi di numero. Fu così insegnato ai cristiani di aiutarsi l’un l’altro, ricordando la promessa, “se due o tre si riuniscono per invocare il mio nome, io sono in mezzo a loro (Matteo 18:20)” (37) (Enfasi aggiunta).
Tutto questo va bene, qualcuno potrebbe dire, ma cosa succede se sorgono problemi nella chiesa? Non c’è bisogno di affrontarli e correggere il male? Certo, ma senza dividere il corpo o disprezzare l’organizzazione! “Quando nasceva un’occasione di dissenso, come per esempio in Antiochia e altrove, e i credenti non riuscivano a mettersi d’accordo fra loro, non si permetteva che tali questioni creassero una divisione nella chiesa. Esse erano riferite a un concilio generale, formato da delegati scelti dalle varie chiese locali, dagli apostoli, e da anziani con responsabilità direttive. In questo modo, gli attacchi di Satana fatti alle chiese isolate, venivano affrontati con un’azione comune da parte di tutti; e i dannosi piani del nemico venivano ostacolati” (38) (Enfasi aggiunta).
La questione di Antiochia qui citata, si riferisce alla controversia che ebbe luogo in questa grande chiesa tra i giudei cristiani ed i gentili convertiti, riguardo alla legge cerimoniale. Poiché non riuscivano a risolvere la questione, si decise di organizzare un consiglio generale e portare il caso al più alto tribunale della Chiesa. Gli inviati della Chiesa “avrebbero incontrato i delegati di altre chiese e tutti i credenti che si sarebbero recati nella città per celebrare le prossime festività. Era necessario che il concilio generale si pronunciasse su questa questione. Fino a quel momento, qualsiasi controversia doveva cessare. La decisione del concilio sarebbe stata accettata da tutte le chiese: ad esso spettava la soluzione definitiva della controversia”. (39)
Dopo il concilio, i delegati, tra i quali l’apostolo Paolo, tornarono ad Antiochia con la risoluzione scritta “che avrebbero messo fine a tutta la controversia; poiché essa era la voce della più elevata autorità su questa terra”. (40)
“Nella moltitudine dei consiglieri v’è la sicurezza” (Prov. 11:14) Lo spirito di indipendenza nella chiesa non è buono. Tutti abbiamo una coscienza e le capacità che Dio ci ha dato. Ma non possiamo usare questa forza come sembra a noi, senza prendere in considerazione il parere dei nostri fratelli, e questo vale in modo particolare per le decisioni prese dalla Conferenza generale: “…Quando il giudizio della Conferenza Generale, che è la massima autorità che Dio ha sulla terra, viene esercitato, l’indipendenza ed il giudizio privato non devono essere mantenuti, ma sottomessi”. (41)
Nonostante la spiritualità “himalayana” dell’apostolo Paolo, egli non dimenticò mai questo insegnamento: “Sebbene l’apostolo Paolo fosse personalmente istruito da Dio, egli non impose agli altri idee proprie. Mentre guardava a Dio per ricevere guida, egli riconosceva l’autorità conferita al corpo dei credenti: la chiesa”. (42)
“Tali persone devono essere consapevoli del fatto che le responsabilità ricevute li espongono al rischio del fallimento del loro ministero, se non si conformano alla volontà del Signore e non cercano di lavorare in armonia con le decisioni prese dal concilio generale dei credenti”. (43)
Purtroppo ci sono sempre state persone che non hanno accettato l’ordine stabilito da Dio: “Non tutti, comunque, furono d’accordo con la decisione presa, ci fu un certo numero di fratelli orgogliosi e ambiziosi che la disapprovarono. Questi dissidenti decisero di agire di proprio conto. Cominciarono a mormorare, a trovare colpe e proposero nuovi piani con lo scopo di screditare l’opera degli uomini a cui Dio aveva affidato il compito d’insegnare il Vangelo. La chiesa fin dalle sue origini dovette affrontare questi problemi; non ci si deve meravigliare se anche nel futuro si dovranno affrontare gli stessi problemi “. (44)
C’è solo una ragione per sostenere la decisione di non accettare il consenso della chiesa: Quando c’è aperta violazione della legge di Dio.(45)
(1) Cantico dei Cantici 6:8,9.
(2) Colossesi 2:8; Matteo 15: 1-9.
(3) Esodo 19: 5,6; 1 Giovanni 2: 3.4. Apocalisse 14:12.
(4) Ebrei 10:25; Atti 2:47.
(5) L’unico motivo per entrare in una nuova organizzazione sarebbe l’aperta trasgressione della Legge di Dio a livello corporativo, senza confessione né correzione del peccato.
(6) I cristiani in tutto il mondo rappresentano più di un miliardo di persone, divise in tre rami principali: cattolici romani, ortodossi e simili, protestanti e anglicani. La Chiesa cattolica (oltre 666 milioni), a sua volta, oltre al rito latino, di cui le chiese sono la maggioranza, comprende anche le chiese di rito orientale o uniate (legate a Roma), come chiese bizantine, armene, di rito siriaco, caldeo e alessandrina. La Chiesa ortodossa (con circa 122 milioni), comprendente le chiese patriarcali e le chiese metropolitani. Le confessioni protestanti, divisi in oltre duecento ramificazioni (più di 300 milioni), sono i luterani, metodisti, battisti e mennoniti, calvinisti, presbiteriani e riformati, congregazionalisti, esercito della salvezza, pentecostali, quaccheri o società degli amici, avventisti, ecc. La Chiesa anglicana si chiama episcopale negli Stati Uniti. Si separò da Roma dopo il 1534 (Atto di Supremazia). Si considerato sia riformata che cattolica. (tratto da: El Cristianismo hoy. Enciclopedia del Mundo Actual, Editorial Noguer. Barcelona. 1978)
(7) Matteo 16:15-18. La dichiarazione resa dal nostro Signore Gesù Cristo è stata mal interpretata. “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa” non significa che Pietro era superiore agli altri discepoli e che sulla base di questa superiorità la chiesa fosse costruita su di lui. La chiesa è stata fondata su Cristo. Si noti che nei versetti precedenti, Gesù chiese ai suoi discepoli quello che la gente pensava di lui. Dopo aver ricevuto diverse risposte, egli diresse una domanda molto personale ai suoi discepoli: “… e voi, chi dite che io sia” a cui Pietro rispose: ‘Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente‘. In base a tale dichiarazione Gesù rispose: “Tu sei Pietro (in greco petros, una piccola pietra o un pezzo di roccia che si può lanciare o spostare facilmente) e su questa pietra (in greco petra, massa rocciosa, cioè la grande verità espressa da Pietro) io edificherò la mia chiesa“. Il vero roccia di fondamento è Cristo; lo stesso Pietro lo ha dichiarato nei suoi insegnamenti in modo che nessuno si ingannasse (1 Pietro 2:4-8). Se leggiamo Apocalisse 1:13, si giustifica perché diciamo che Cristo è il “sostenitore” della chiesa. I sette candelabri, come indicato dal versetto 20, rappresentano le sette chiese, e quindi la chiesa del Signore in tutto il mondo, poiché il numero 7 quando viene usato simbolicamente nella Bibbia denota perfezione e completamento. Giovanni vede Cristo che cammina tra i candelabri, il che significa che il nostro Signore, fondatore della chiesa, non è solo il suo Redentore, ma Egli la guida, protegge, la benedice e ne è il Signore.
(8) Romani 16: 5; Atti 9:31.
(9) Gal 1:13.
(10) Esodo 12:16.
(11) Galati 6:16.
(12) 1 Corinzi 1: 2.
(13) 1 Corinzi 1:18.
(14) Giovanni 14:15.
(15) Messaggi Scelti, vol.3, p.9.
(16) Ibid., p.10.
(17) Apocalisse 14: 6.
(18) 1Corinzi 12:27; Romani 12:5.
(19) Efesi 1:22.
(20) Marco 16:15.16.
(21) 1 Corinzi 12:13.
(22) Romani 12: 3-8.
(23) Efesi 4:16.
(24) Gli Uomini che vinsero un Impero, pp. 193,193, ediz.2012.
(25) Evangelismo, p. 502.
(26) Patriarchi e Profeti, ediz. 1998, p. 437.
(27) Messaggi Scelti vol.2, ediz. 2014, p.392.
(28) Ibidem
(29) l Corinzi 12:21.
(30) Tito 2: 10.11.
(31) Testimonios para Ministros, p. 490.
(32) Evangelismo, p. 506.
(33) Testimonios para Ministros, p. 26.
(34) Ibídem, p. 28.
(35) Ibídem, pp. 228, 229.
(36) Gli Uomini che vinsero un Impero, pp. 65,66, ediz.2012.
(37) Ibid., pp.128, 129.
(38) Ibid., p. 66.
(39) Ibid., p. 131.
(40) Ibid., p. 135.
(41) Testimonios, vol. 3, p. 492.
(42) Gli Uomini che vinsero un Impero, p. 138, ediz.2012.
(43) Ibid., p. 137.
(44) Ibid., p. 136.
(45) Atti 5:29. ” L’autorità di Davide nel suo regno era diventata molto grande. Egli controllava, come pochi sovrani, i sentimenti e la fedeltà del suo popolo. Aveva onorato Dio e ora il Signore lo stava onorando.” (Patriarchi e profeti, p. 598).