IL VERO NATALE

Da quando Adamo ed Eva commisero il primo peccato che gettò l’umanità nel caos più completo, la stella della speranza ha sempre brillato. La promessa di un Salvatore, Colui che sarebbe venuto a rompere i legami del peccato e porre fine alle sue conseguenze, l’Agnello che avrebbe cancellato i peccati del mondo, ha dato speranza agli antidiluviani e successivamente ai discendenti di Sem. Questo evento fu rivelato ai patriarchi, annunciato innumerevoli volte dai profeti ed atteso da tutti i veri credenti.

Adamo ed Eva ricevettero la promessa di restaurazione: “Io porrò inimicizia fra te e la donna, e fra la tua discendenza e la discendenza di lei; questa progenie ti schiaccerà il capo e tu le ferirai il calcagno” (Genesi 3:15). Il piano di salvezza è stato anche rivelato ad Abramo: “Tutte le nazioni della terra saranno benedette nella tua discendenza, perché tu hai ubbidito alla mia voce” (Genesi 22:18). La promessa è stata rinnovata ad Isacco suo figlio: “Moltiplicherò la tua discendenza come le stelle del cielo e darò alla tua discendenza tutti questi paesi; tutte le nazioni della terra saranno benedette nella tua discendenza” (Genesi 26: 4); ed anche a Giacobbe, nipote di Abramo: “La tua discendenza sarà come la polvere della terra e tu ti estenderai a occidente e a oriente, a settentrione e a meridione, e tutte le famiglie della terra saranno benedette in te e nella tua discendenza” (Genesi 28:14).

Secondo questi testi, la discendenza (seme) sarebbe stata la speranza, la stella dell’umanità sofferente e peccatrice, l’unico mezzo di salvezza e di restaurazione. Il seme della donna è la chiesa in senso lato, ma si riferisce concretamente a Cristo. Egli avrebbe schiacciato la testa di Satana, l’autore del peccato e di tutte le miserie umane. Lo avrebbe vinto completamente e avrebbe restituito all’essere umano i doni persi nell’Eden. “Or le promesse furono fatte ad Abrahamo, ed alla sua discendenza; non dice: Ed alle discendenze, come parlando di molte; ma come d’una: Ed al tuo seme, che è Cristo” (Gal. 3,16).

Isaia, il profeta evangelico, 742 anni prima che Gesù nascesse, disse che il Messia promesso era “Dio con noi”: “Pertanto il Signore stesso vi darà un segno: Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio, e lo chiamerai Emmanuele” (Isaia 7:14). (Emmanuele significa: Dio con noi)

I veri adoratori

Non deve sorprendere che, per millenni, coloro che credevano a questa promessa, vissero in funzione d’essa. Le loro vite si concentravano su questo evento.  Vivevano, respiravano, lavoravano … per questa speranza e di questa speranza. I più fortunati sarebbero stati, di fatto, colore che avrebbero potuto vedere con i propri occhi questo meraviglioso evento divenir realtà.

Consideriamo ciò che accadde quando si compì il tempo profetico nel quale il Salvatore del mondo doveva apparire: “Quando Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, vennero dall’Oriente a Gerusalemme alcuni magi, dicendo: Dov’è il re dei Giudei che è nato” (Matteo 2:1-2).

Questo evento suscitò ammirazione, rispetto, riverenza e adorazione: “Poiché abbiamo visto la sua stella in Oriente e siamo venuti per adorarlo” (Matteo 2:2). “Questi uomini erano dei filosofi. Appartenevano a una classe numerosa e influente, composta in buon numero di nobili, di ricchi e di sapienti. Fra loro, molti abusavano della credulità del popolo, mentre altri erano onesti e studiavano le manifestazioni di Dio nella natura e venivano rispettati per la loro sapienza e correttezza. I magi che si recarono da Gesù appartenevano a questo secondo gruppo”(E.White, La Speranza dell’uomo, ediz.n.6 1998, p. 34). Seguendo la stella trovarono il bambino e gli offrirono i loro doni – oro, incenso e mirra – e lo adorarono (Matteo 2:9-11). Si noti che lo adorarono; questo significa che riconoscevano la sua divinità.

Luca ci dice che i pastori, che stavano pascolando le loro greggi nella regione, ricevettero la rivelazione, da parte di una moltitudine di angeli, che il Messia era nato. Quando lo seppero, anche loro andarono ad incontrare il bambino Gesù per adorarlo e lodare Dio (Luca 2:8-20).

I falsi adoratori

Tuttavia, per opposto, vi erano falsi adoratori; coloro che non aspettavano né desideravano che Cristo venisse al mondo, perché questo evento avrebbe messo in pericolo i loro interessi egoistici. Negli organi della massima rappresentanza del popolo ebraico, questo meraviglioso evento suscitò timore, sospetto, paura e odio: “Sentendo questo, il re Erode restò turbato …” (Matteo 2:3). Non si rallegrò, anzi si turbò.

I magi d’Oriente offrirono al bambino doni preziosi e simboli della divinità di Cristo (oro), della sua grazia salvifica (incenso) e delle sue amare sofferenze (mirra). Erode, da parte sua, offrì anch’egli simbolicamente il suo “dono” a Gesù: Un editto di morte per tutti i bambini sotto i due anni (Matteo 2:16), per essere certo di uccidere Gesù e così eliminare l’avversario che avrebbe potuto mettere in pericolo la sua regalità. I sacerdoti e dottori della legge non erano presenti al più grande evento della storia; piuttosto ricevettero la notizia con la stessa disposizione del re Erode “Sentendo questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme” (Matteo 2:3).

L’evento più atteso di tutti i tempi, passò praticamente inosservato dalla maggioranza. Perché? Perché non lo aspettavano; non avevano la speranza del Messia nei propri cuori. I loro interessi si concentrava sulle cose materiali e non su quelle spirituali.

“I sacerdoti e i dottori della legge non si accorgevano che stava per compiersi il più grande evento della storia. Ripetevano le loro preghiere inutili e celebravano i loro riti per essere ammirati dagli uomini ma, a causa della brama di ricchezze e onori, non erano pronti ad accogliere il Messia. La stessa indifferenza era diffusa in tutto Israele ” (La Speranza dell’uomo, op.cit.,p. 24).

Oggi, il mondo cristiano celebra la nascita del Messia ogni anno. È questa la volontà di Dio? In queste feste, si ode ovunque esclamare: ‘Buon Natale!’ Le case sono arredate con gusto, alberi pieni di palline colorate, nastri luminosi e luci che si accendono e spengono. Molte persone appendono alle loro porte ghirlande di fiori, erbe o rami. Si costruisce il presepe e le persone cantano tipiche canzoni natalizie come:

“Stasera è la vigilia di Natale

e non è notte per dormire

ma per far ciambelle

e scoppiar dal ridere”.

Si inviano anche biglietti d’auguri; in un vecchio biglietto si possono leggere cose come queste:

“Via la tristezza,

Gioite cuori,

vengano tacchini e torroni,

buon vino e birra:

Senza turbarci la mente:

gareggiamo oggi a brindare,

poiché questo giorno ci annuncia

di Gesù il natale.

Che a voce con felicità

vi augura l’anima mia”.

La vigilia ed il giorno di Natale si preparano pasti attraenti e succulenti che riuniscono la famiglia attorno al tavolo. Di solito si spende di più in questi giorni che nel resto dell’anno, per due ragioni: la prima è che si tratta di una giornata speciale, unica all’anno e non è momento per badare a spese; la seconda è che i negozi offrono ogni tipo di promozione natalizia per incrementare i loro profitti.  Naturalmente, si deve fare ciò che si è sempre fatto: acquistare regali, ingredienti speciali per i pasti, dolciumi, alcool, ecc., e in molti casi non mancherà il famoso tacchino di Natale. I supermercati in questi giorni sono sovraffollati e le vendite registrate sono ‘astronomiche’. Le strade sono decorate con luci colorate e sembra che il mondo, per un momento, sia più felice, più bello, più umano.

Il Natale giunge anche nelle trincee di guerra ottenendo, in molte occa­sioni, delle tregue ‘natalizie’ tra i due fronti. Il comandante di un battaglione britannico spiegò alla stampa il “cessate il fuoco” fatto nella zona di sua com­petenza, situata nel pieno inferno fiammingo, durante il Natale del 1914: “La vigilia di Natale e il giorno di Natale sono stati spesi molto piacevolmente. Alcune nostre trincee erano a circa 100 metri di distanza da quelle tedesche e qualche volta abbiamo intrattenuto discussioni molto vivaci. Nella nostra linea di fuoco abbiamo con­cor­dato che non avremmo esploso alcuno colpo per tutta la notte e il giorno della grande festa. I tedeschi cantarono e suonarono alcune delle loro e delle nostre canzoni popolari ed abbiamo corrisposto, come era naturale. Il reggimento in trincea alla nostra sinistra usciva dalle loro fosse e ogni volta che vedevamo un bagliore, applaudivamo e gridavamo. Il canto e la danza continua­rono tutta la notte. Il giorno seguente (Natale) visitammo le trincee dei tedeschi, visita che poi anch’essi ricambiarono. In questo incontro ci scam­biammo dei biglietti augurali e sigari e sigarette come doni; sembravamo tutti buoni amici. Uno degli ufficiali tedeschi scattò una fotografia di tutti noi e si raggiunse un’intimità tale da indossa­re i caschi dei tedeschi e loro i nostri berretti con visiera.

“La vigilia di Natale i tedeschi accesero luci colorate e il giorno di Natale ci fu una partita di calcio tra i due fronti. Ci diedero anche il permesso di seppellire i nostri morti e anche alcuni tedeschi, a capo scoperto, ci diedero aiuto in tale triste operazione. Si comportarono magnifica­mente, come compìti gentiluomini.

Dopo aver assistito a questi atti, mi sono fatto un’idea molto diversa del nemico. Dopo aver passato il giorno di Natale, da entrambe le parti, demmo di nuovo inizio alla guerra e tornammo ad essere nemici (Historia y Vida, Barcelona Extra n.27, pp. 147-148). Che storia tanto contraddittoria!

Padri e figli, fratelli e amici, si incontreranno in questo giorno per fes­teggiare il Natale. Ma questa data viene registrata nella Parola di Dio? Gesù vuole che la sua nascita si celebri in uno specifico giorno dell’anno? Se non si è conservata memoria nella Bibbia del giorno in cui Gesù è nato, da dove nasce quindi questa usanza? Cos’è più importante, il compleanno di Cristo, o ciò che la sua nascita presuppone? La maggior parte del cristianesimo del mondo celebra la nascita di Cristo il giorno 25 Dicembre. Ma non è sempre stato così. I primi cris­tiani non l’hanno mai celebrata. È più che evidente che se fosse stata la vo­lontà di Dio quella di celebrare il giorno della nascita di suo Figlio Gesù Cristo, la data sarebbe stata rivelata. La Bibbia non presenta la minima indicazione. Fu dal IV secolo che si scelse questo giorno per festeggiare l’evento più glorioso della storia.

A quel tempo si credeva che il solstizio di inverno avvenisse il 25 Di­cem­bre. In questo giorno, nella Roma dei Cesari, si celebrava la festa del Sol invic­tvs (il Sole invincibile), Mitra.  Questa festa era di origini molto più antiche. Il culto di questa divinità pagana fu particolarmente ap­prezzato dai soldati romani perché esaltava il dominio maschile, il trionfo sulla morte e l’auto­controllo. Si sono ritrovati a Roma centinaia di monumenti dedicati a Mitra. Con giubilo si fes­teggiava la “nascita del sole” perché a partire da questo giorno, dopo esser rimasto basso sull’orizzon­te durante la stagione precedente, il sole cominciava ad elevarsi in cielo e le giornate si allungavano. Era un culto al sole, come si faceva nell’antico Egitto.

L’imperatore Aureliano, nel 274 d.C., costruì un im­po­nente tempio a Mitra (dio della luce, del calore e della fertilità). La Chiesa cattolica cercò di cristianizzare questa festa poiché questa tradizione era profondamente ra­di­cata tra i pagani. Non riuscendo ad estirpare tale abi­tu­dine, prese la decisione di farla propria. Questo sin­cre­tismo diede significato cristiano alla festività del 25 Di­cembre, per le similitudini tra Mitra e Cristo: quando il sole comincia a crescere sull’orizzonte, il sole di giustizia, che è Cristo, comincia a nascere per noi (Malachia 4:2). Così il 25 Dicembre divenne il giorno della Natività o Natale.

Fu un Papa nato a Roma, S. Giulio I (337-352 d.C.), persecutore degli ariani, che fissò la data del 25 Dicembre di ogni anno per celebrare il Natale. Così si cominciò ad osservare questo giorno a Roma, da cui poi si estese a tutto il mondo, trasformandosi in una delle feste più importanti della Chiesa cattolica e, più tardi, delle chiese protestanti. (http://es.wikipedia.org/wiki/Julio_I).

“Non vi è alcuna garanzia che stiamo osservando il giorno preciso in cui è nato il nostro Salvatore. La storia non ci dà prove certe in merito. La Bibbia non insegna la data esatta. Se il Signore avesse considerato tale conoscenza come essenziale per la nostra salvezza, avrebbe parlato attraverso i suoi profeti e apostoli, per darci conoscenza di tutta la questione. Pertanto, il silenzio della Scrittura al riguardo ci sembra la prova che tale occultamento sia stato fatto con i propositi più saggi … così che questo giorno non ricevesse l’onore che dovrebbe offrirsi a Cristo quale redentore del mondo” (W.White, The Review and Herlad, 9 Dicembre 1884; El Hogar Cristiano, p. 434).

Nell’analizzare questa festa di origine pagana e il modo in cui viene celebrata, non c’è dubbio che Cristo è assente e che ciò che più conta è il festeggiare, il cibo, le bevande, l’incontro sociale, il divertimento e l’uscire dalla routine quotidiana; altri concentrano la loro attenzione sul consumismo incontrollato e assurdo. Gli stessi prodotti che durante l’anno hanno un prezzo più o meno ragionevole, in questo momento diventano molto più costosi perché i commercianti sanno che le persone sono più inclini a spendere durante il Natale e anche ad acquistare prodotti speciali più cari.

Ciò vale anche per i giochi dei bambini. I genitori spendono anche ciò che non hanno in modo tale che i propri figli abbiano il dono dei “re“; giocattoli cos­­-tosi e molte volte antipedagogici, che dopo poco tempo sono lasciati in un an­golo. E ora per di più, e come fenomeno sociale, si aggiunge al Natale europeo un ulteriore festa: Babbo Natale o Santa Claus, San Nicola, Papà Noel, ecc. Questo personaggio, che ha diversi nomi, porta doni a bambini nella notte tra il 24 ed il 25 Dicembre. “Si sa che questo personaggio formava parte dell’antico mito solare del solstizio d’inverno, che posteriormente il cristianesimo sincretizzò con la figura del vescovo cristiano di origine greca chiamato Nicola, vissuto nel IV secolo in Anatolia” (http://es.wikipedia.org/wiki/Pap%C3%A1_Noel).

Molte aziende commerciali, come la Coca-Cola, usano questo perso­naggio per incoraggiare il consumo del loro prodotto, che non è certo salutare anche se viene associato con famosi slogan aziendali come: “La scintilla della vita”, “Tutto va meglio con la Coca-Cola”, “Il sapore della vita!”, ecc.

Certamente ci sono credenti sinceri che festeggiano il Natale con tutto il cuore e considerano loro dovere di farlo come un principio del Vangelo. Con tutto il rispetto e l’amore, diciamo che non vi è alcuna base biblica per celebrare il giorno di Natale come il giorno in cui Gesù è nato, ma dobbiamo anche affermare, per non essere fraintesi, che non siamo contro lo spirito del Natale, piuttosto il contrario. Siamo solidali con lo spirito di pace e di amore che le persone sincere manifestano in questi giorni; elogiamo l’importanza data alle riunioni familiari, ci identifichiamo con la buona volontà di costruire un mondo migliore e con gli sforzi compiuti per alleviare la sofferenza umana, portare gioia e pace ai bambini ed ai più svantaggiati. Non solo, ci identifichiamo e condividiamo, ma non vediamo il bisogno di prendere un giorno di origine pagana ed inserirlo nella nostra prassi cristiana. Possiamo fare il bene ogni giorno dell’anno. Ogni giorno che Dio ci dà è un’opportunità per migliorare questa società con la nostra presenza.

Tutti i giorni dell’anno sono buoni per ricordare la venuta di Cristo per questa umanità; ma soprattutto dovremmo celebrare costantemente il fatto che Egli sia morto sulla croce del Calvario per mettere il cielo a portata di mano, compiendo la profezia di Isaia che presentava Cristo già sette secoli prima della sua nascita, come l’Agnello di Dio che, donando la sua vita in sacrificio per il peccato, ci avrebbe dato il dono della salvezza.

D’altra parte, vogliamo aggiungere un altro argomento di riflessione. Poiché, secondo l’UNICEF, 19.000 bambini muoiono ogni giorno per cause prevenibili ed un terzo per malnutrizione, e considerando che la maggior parte delle persone che abitano il pianeta Terra vivono al di sotto della soglia della povertà, fare tali sprechi a Natale sembra violare i principi insegnati da Gesù Cristo nel Vangelo. Sicuramente, possiamo trovare vicino a noi persone che passano attraverso difficoltà economiche ed esigenze di vario genere. Secondo consiglio dello spirito di profezia si può celebrare il Natale come segue: “Le feste di Natale e del Nuovo Anno possono e devono essere celebrate in favore dei poveri. Dio viene glorificato quando doniamo qualcosa per aiutare coloro che devono soddisfare i bisogni di famiglie numerose” (E.White, La Famiglia Cristiana, p.196). Si noti che non si è invitati a festeggiare il Natale, ma ad approfittare di questo giorno per fare del bene ai più bisognosi.

“Per il Natale e l’Anno Nuovo, si sprecano migliaia di lire per soddisfare desideri superflui. Per quanto ci riguarda, dovremmo impegnarci a uscire dalla logica di questa generazione corrotta. Invece di spendere il nostro denaro unica­mente per soddisfare i nostri piaceri, per soprammobili inutili o per la moda, nel corso delle feste potremmo trovare il modo per onorare e glorificare Dio” (E.White, La Famiglia cristiana, pp. 194-195). Magari tutti comprendessimo correttamente questi messaggi che ci invitano ad allontanarci dalle abitudini umane e dalle tradizioni che sono contro la volontà di Dio!

Chi è Cristo per te?

È ovvio che quando facciamo qualcosa in onore di qualcuno, lo facciamo in base ai gusti, desideri e preferenze del singolo. Il nome del Signore Gesù, logicamente, sarebbe il più importante durante queste festività. Ma cosa dovremmo festeggiare come cristiani in merito a Cristo? Gli chiediamo, attraverso la sua Parola, quali siano i suoi desideri? La gente vive secondo quanto Cristo ha insegnato? Gli obbediscono? Lo amano?

Cerchiamo di chiarire queste domande basandoci sulla Bibbia, la Parola di Dio. In merito alla domanda “cosa dovremmo festeggiare come cristiani in merito a Cristo?”, rispondiamo come segue:

• Che Dio ci ha amato così tanto da dare suo Figlio affinché non ci perdessimo eternamente: “Dio ha tanto amato il mondo che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna “ (Giovanni 3:16).

• Che Gesù ha accettato di essere l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo: “Questo è l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo! ” (Giovanni 1:29).

• Che attraverso il sacrificio espiatorio di Gesù possiamo accedere al trono di Dio per ricevere misericordia e perdono dei nostri peccati: “Avviciniamoci, dunque, con piena fiducia al trono della grazia, per ricevere misericordia e trovare grazia ed essere soccorsi a tempo opportuno” (Ebrei 4:16).

• Che nel nome di Gesù c’è il potere di liberarci da ogni male e di vivere nella santità: “Nessuna tentazione vi ha còlti, che non sia stata umana; però Dio è fedele e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze; ma con la tentazione vi darà anche la via di uscirne, affinché la possiate sopportare” (1 Corinzi 10:13).

• Che Gesù è la fonte di ogni speranza e di ogni consolazione, l’unico di cui ci possiamo fidare: “Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me ” (Giovanni 14:6).

• Che Gesù è il nostro migliore amico: “Tutti quelli che il Padre mi dà verranno a me; e colui che viene a me, non lo caccerò fuori” (Giovanni 6:37).

• Che Gesù tornerà per la seconda volta su questa terra per salvarci e portarci in paradiso come ha promesso: “Il vostro cuore non sia turbato; abbiate fede in Dio, e abbiate fede anche in me! Nella casa del Padre mio ci sono molte dimore; se no, vi avrei detto forse che io vado a prepararvi un luogo? Quando sarò andato e vi avrò preparato un luogo, tornerò e vi accoglierò presso di me, affinché dove sono io, siate anche voi; e del luogo dove io vado, sapete anche la via” (Giovanni 14:1-4).

Alla domanda “Gli chiediamo, attraverso la sua Parola, quali siano i suoi desideri?”, rispondiamo come segue:

• Che ogni giorno dell’anno ci rallegriamo che Gesù si sia incarnato e sia ve­nuto in questo mondo per stare con noi: “Ti ho esaudito nel tempo fa­vo­r­e­vole, e ti ho soccorso nel giorno della salvezza. Eccolo ora il tempo favo­revole; eccolo ora il giorno della salvezza” (2 Corinzi 6:2).

• Che lo amiamo come Lui ci ama e che l’amore si rivela nell’osservanza dei suoi comandamenti, segno inequivocabile di fedeltà a Dio: “Se mi amate, osserverete i miei comandamenti” (Giovanni 14:15).

• Che amiamo il nostro prossimo e che questo amore si traduce in opere che producano bene, in particolare quelle opere che mirano ad aiutare i bisognosi: “Allora il re dirà a quelli della sua destra: “Venite, voi, i benedetti del Padre mio; ereditate il regno che v’è stato preparato fin dalla fondazione del mondo. Perché ebbi fame e mi deste da mangiare; ebbi sete e mi deste da bere; fui straniero e mi accoglieste; fui nudo e mi vestiste; fui ammalato e mi visitaste; fui in prigione e veniste a trovarmi”. Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare? O assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto? O nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto ammalato o in prigione e siamo venuti a tro­varti?” E il re risponderà loro: “In verità vi dico che in quanto lo avete fatto a uno di questi miei minimi fratelli, l’avete fatto a me“ (Matteo 25:34-40).

• Che non celebriamo nulla che Egli non ci abbia comandato di osservare: “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il loro cuore è lontano da me. Invano mi rendono il loro culto, insegnando dottrine che sono precetti d’uomini “ (Matteo 15:8-9).

La gente vive secondo quanto Cristo ha insegnato? Beh, tutti dovranno ris­pon­dere a Dio delle loro azioni. Ma ciò che conta di più è se lo amo e gli obbe­dis­co. Ciò che è più importante è se tu ed io abbiamo ricevuto Cristo nei nostri cuori e viviamo sotto la Sua grazia trasformatrice. Lo abbiamo fatto? Se l’abbiamo fatto avremo più forze per invitare altra gente a farlo.

Ricordiamo che quando Gesù nacque, le autorità religiose erano estranee al più grande evento della storia e nessuna rappresentanza delle autorità politiche si radunò a Betlemme. La gente ignorava che l’autore della vita si era fatto carne ed era venuto ad abitare in mezzo a noi. Solo alcuni stranieri, ed un gruppo di umili pastori, andarono ad adorarlo.

Oggi accade lo stesso. La maggior parte della gente vive voltando le spalle alle profezie che annunciano l’imminente ritorno di Cristo in gloria su questa terra, immersi in feste che pretendono esser cristiane, ma che lo sono solo di nome. Il Signor Gesù ha insegnato che alla sua seconda venuta ci sarebbe stata solo poca fede sulla terra (Luca 18:8). Pochi lo attendono. Vogliamo essere tra coloro che lo incontreranno? Vogliamo essere come quei saggi d’Oriente o quei pastori che an­darono a cercare il ­­Redentore del mondo e non rimasero delusi? O al contrario, vogliamo continuare a ignorare colui che conquistò una così grande salvezza per noi? (Ebrei 2:3).

Cristo vuole nascere ogni giorno nei cuori induriti dal peccato. Desidera pren­dere il controllo della nostra vita e trasformare la nostra natura peccaminosa. Egli vuole stabilire un’amicizia profonda e duratura con ognuno di noi. Vuole darci tutto quello che possiede. Egli desidera consolarci ed aiutarci a sopportare qualsiasi pro­­va, per difficile che essa sia. Egli non discrimina alcuno; tutti sono inclusi nel suo appello ed invito. Possiamo andare al suo incontro; saremo tu ed io tra questo ti­po di persone? Ogni giorno possiamo ricordarci e ringraziare che Cristo sia ve­nu­to in questo mondo e che sia morto per noi e che ritornerà un giorno per por­tarci in cielo. Colgo l’occasione, dal momento che sta finendo un altro anno, per salutarvi ed augurarvi un felice e benedetto anno nuovo. Possiamo ringraziare Dio per aver­­­ci dato il privilegio di essere ancora in vita su questa terra. Voglia il Signore aiutarci ad impiegare bene il tempo. Che il Signore vi benedica!

Pastore José V. Giner

Dicembre 2014