La puissance des paroles
01/03/2023La vieillesse
01/04/2023Miei cari giovani:
Ci sono persone che parlano senza pensare e feriscono gli altri. La loro giustificazione è che a loro piace dire le cose in faccia, direttamente. Ma a volte quello che dicono non è la verità, o esagerano o mentono o è semplicemente il loro punto di vista. Vanno per la vita usando un linguaggio inappropriato e seminano il dolore nel cuore degli ascoltatori. Questo tipo di persone credono di poter parlare o scrivere quello che vogliono, ma la Bibbia ci insegna qualcosa di diverso: Una parola detta al tempo giusto è come dei pomi d’oro su un vassoio d’argento.” (Prov. 25:11). (RVR1960).
Secondo questo testo c’è una “parola”, cioè un modo di parlare, un linguaggio concreto e speciale, che è quello conveniente da usare con il nostro prossimo e non qualsiasi espressione che ci venga in mente di dire.
Il linguaggio distruttivo
È una verità innegabile che il modo in cui ci esprimiamo può essere un sapore di vita per la vita o una valanga che spazza via tutto ciò che incontra sul suo cammino. Il consiglio che ci dà il testo introduttivo è meraviglioso, molto utile e necessario, se vogliamo rappresentare correttamente il nostro Maestro Gesù e compiere la nobile missione che ci ha affidato di predicare il Vangelo.
Gesù dovette rimproverare gli ebrei che vivevano lontani da Dio, perché stavano facendo molto male alla gente sincera e umile. “Perché dell’abbondanza del cuore parla la bocca. L’uomo buono, dal buon tesoro del cuore trae cose buone; e l’uomo cattivo, dal suo malvagio tesoro, trae cose cattive” (Mt. 12:34-36). (RVR1960).
Ciò di cui parliamo è un chiaro indizio di ciò che abbiamo nel cuore. Se decido di sminuire una persona, o di commentare qualcosa di negativo su di lei, o di mancarle di rispetto, o di fare commenti con doppio senso… è un segno che io non amo e non rispetto l’altra persona, perché l’uomo buono tira fuori cose buone dal cuore, se non sono buone è perché non le ha ed è etichettato come “cattivo”, non è affatto piacevole. Dobbiamo rivedere il nostro modo di parlare.
Ci sono ai nostri giorni molte incomprensioni, abusi, inimicizie, litigi e persino odio tra fratelli della fede o carnali o familiari, per quello che si dice e come si dice. Noi non conosciamo il cuore, questa è una prerogativa divina, ma le parole sì che si possono soppesare, esse mostrano ciò che c’è nella mente della persona, così ci indica lo Spirito di Profezia: “Le parole riveleranno i sentimenti del cuore; che gli uomini parlino molto o poco, le loro parole esprimono il carattere dei loro pensieri. Il carattere dell’uomo può essere stimato abbastanza accuratamente dalla natura della sua conversazione” (La Voce, la sua Educazione e Uso Corretto, 21).
Le persone che credono che il modo di parlare non abbia importanza e che ognuno possa dire ciò che vuole e a chi vuole, si sbagliano. La Bibbia ci dice che renderemo conto delle nostre parole nel giorno del giudizio. Ciò che abbiamo detto alla gente con cui abbiamo vissuto sarà una testimonianza contro di noi, a favore o contro di noi. Qualcosa di apparentemente irrilevante come il modo di parlare, si scopre che diventa una prova che Dio prenderà in considerazione nel giudizio finale. Com’è solenne questo pensiero. Quello che diciamo e come lo diciamo, si scopre che non viene spazzato via dal vento, ma viene registrato: “Ma io vi dico che di ogni parola oziosa che gli uomini parlano, ne renderanno conto nel giorno del giudizio. Poiché per le tue parole sarai giustificato, e per le tue parole sarai condannato” (Mat. 12:37). (RVR1960).
“Il dono della parola è uno dei grandi doni di Dio. Le parole sono il mezzo mediante il quale si comunicano i pensieri del cuore. Con le parole convinciamo e persuadiamo. Con le parole consoliamo e benediciamo, ammorbidendo l’anima contusa e ferita. Con le parole possiamo far conoscere le meraviglie della grazia di Dio. Con la lingua possiamo anche pronunciare cose perverse, pronunciando parole che mordono come una vipera” (La Voce: La Sua Educazione e Uso Corretto, 21).
Ricordo il caso di una giovane donna con cui ho studiato la Bibbia, che mi ha raccontato che da piccola sua madre le diceva sempre: “Non lo fai bene”, “non è così”, “sei goffa”, “tutto ti cade dalle mani”. Lei crebbe con questo pensiero e da adulta le stavano ancora facendo male queste proiezioni mentali, dopo tanti anni e non solo le procurava dolore quel ricordo, ma in realtà si sentiva goffa. Non credo che sua madre non amasse sua figlia, ma è vero che non fu corretto quel modo di educarla. Dio mette i figli nelle nostre case perché imparino, non con grida, censure e rimproveri, ma con parole piene di tenerezza, amore e sapiente istruzione.
“E lo stesso vale per la nostra lingua. È una delle parti più piccole del nostro corpo, ma è in grado di fare grandi cose. Sì è una piccola fiamma che può incendiare un intero bosco! Le parole che diciamo con la nostra lingua sono come il fuoco. La nostra lingua ha molto potere per fare del male. Può rovinare tutta la nostra vita e farci bruciare all’inferno” (Stg. 3:5-6). (TLA).
Il linguaggio edificante
Non è troppo tardi per iniziare, quello di cui abbiamo parlato fino ad oggi e di come ne abbiamo parlato non è più nostro e non possiamo cambiarlo, appartiene al passato. Ma possiamo correggerci. Con l’aiuto di Dio e la forza di volontà diretta dallo Spirito Santo, possiamo ottenere cambiamenti significativi.
Il Signore Gesù, che è il nostro esempio in tutto, ci ha lasciato il modello da seguire in relazione all’uso delle parole: “Gesù non ha soppresso una parola di verità, ma ha sempre proferito la verità con amore. Parlava con il massimo tatto, attenzione e misericordia nei suoi rapporti con la gente. Non è mai stato aspro, non ha mai parlato inutilmente una parola severa, non ha mai dato a un’anima sensibile un dolore inutile. Non censurava la debolezza umana. Diceva la verità, ma sempre con amore. Denunciava l’ipocrisia, l’incredulità e l’iniquità; ma le lacrime velavano la sua voce quando proferiva i suoi forti rimproveri. Pianse su Gerusalemme, la città amata che rifiutò di ricevere lui, la Via, la Verità e la Vita. Avevano respinto il Salvatore, ma Egli li considerava con pia tenerezza. La sua fu una vita di abnegazione e vera sollecitudine per gli altri. Ogni anima era preziosa ai suoi occhi. Mentre portava sempre con sé la dignità divina, si chinava con la più tenera considerazione verso ciascuno dei membri della famiglia di Dio. In tutti gli uomini vedeva anime cadute la cui missione era salvarle” (La Via a Cristo, 10-11).
Notiamo ciò che dice la Bibbia riguardo alle parole di Dio: “Le parole di Geova sono parole pulite, come argento raffinato nella fornace di terra, purificate sette volte” (Sal. 12:6). (RVR1960). Troviamo anche un testo profetico riguardante il Messia e il suo linguaggio: “Lo spirito di Dio è su di me, perché Dio mi ha scelto e mandato per dare buone notizie ai poveri, per consolare gli afflitti, e per annunciare ai prigionieri che presto saranno liberati. Dio mi ha anche mandato ad annunciare: “Questo è il tempo che Dio ha scelto per darci salvezza e per vendicarsi dei nostri nemici”. Dio mi ha mandato anche per consolare i tristi, per cambiare la loro sconfitta in vittoria, e la loro tristezza in un canto di lode” (Isa. 61:1-3). (TLA).
Il Signore Gesù Cristo è chiamato nel Vangelo di Giovanni: La Parola o Logos (Gv. 1:1). La parola che parliamo ha due fasi: quella pensata e quella espressa. Gesù è la Parola di Dio “udibile”. Egli è venuto in questo mondo per farci conoscere la mente del Padre, ciò che pensa in relazione a ciascuno di noi. Se Gesù non si fosse incarnato, non sapremmo che Dio è amore e che vuole salvarci. Il pensiero del Padre si è fatto carne in Cristo, Egli è la Parola che arriva al nostro cuore e ci commuove fino all’estremo con l’obiettivo di redimerci. Così avviene che da un cuore buono escano buone parole. Tutto ciò che il Maestro ci ha insegnato viene a lenire la nostra vita di sofferenza, a darci speranza, a toglierci la colpa del peccato, a darci potere per liberarci dall’attrazione del peccato. Ogni parola che beviamo dalle labbra di Cristo ci eleva, ispira, incoraggia, trasforma e riempie di gioia, perché parla la verità e la verità libera.
Conclusione
Caro giovane, vogliamo seguire l’esempio del Signore Gesù e usare un linguaggio che edifichi i nostri ascoltatori? Useremo solo parole che hanno potere per elevare l’anima del nostro prossimo? Incoraggeremo il caduto? Consoleremo il triste? Possiamo rendere speranzoso chi soffre? Possiamo farlo e ti invito a farlo con il potere di Dio. Amen.
© José Vicente Giner
Pastore e direttore del Dipartimento dei Giovani
dell’Associazione generale
Per la riflessione personale e di gruppo:
- Come definiresti la parola “potere”?
- In che senso una parola può essere potente?
- Cosa rivelano le parole che usiamo?
- Le parole sono limitate al linguaggio?
- Che cosa si distingue dal linguaggio usato dal Signore Gesù Cristo?