CHRISTUS, WAHRER GOTT UND WAHRER MENSCH
01/12/2016LA FAMILLE À TRAVERS L’HISTOIRE SAINTE DE L’ANCIEN ET DU NOUVEAU TESTAMENT
01/01/2017Piano divino originale
Tutto ciò che Dio fa ha uno proposito chiaro e persegue sempre uno scopo benefico, anche se non ce ne rendiamo conto, perché Dio è amore (1 Gv. 4:8). Quando creò l’essere umano Dio desiderava che egli si moltiplicasse e riempisse la terra (Gn. 1:28); a questo scopo unì l’uomo e la donna in matrimonio e formò la prima coppia delle famiglie terrene (Gn. 2:18-25). Il Creatore aveva anche altri obiettivi per le famiglie che si sarebbero formate: che il suo nome e la sua gloria si estendessero ad ogni angolo di questo pianeta; che gli esseri umani fossero felici e che nulla disturbasse la loro pace e la relazione tra loro e il loro Creatore. Per questo, Adamo ed Eva furono creati a immagine di Dio (Gn. 1:27) e ricevettero il dono più grande che si possa dare ad una creatura uscita dalle mani del suo Artefice divino. Gli animali sono creature di Dio, ma non sono fatti a sua immagine. La vegetazione lussureggiante con i suoi bei fiori, tutto è opera di Dio, ma non è fatta a sua immagine; solo l’essere umano ha ricevuto questo privilegio e alto onore.
Ogni famiglia che avesse amato e riflesso la gloria di Dio avrebbe aiutato a riempire la terra con la conoscenza e l’amore del Supremo Creatore. La pace, il benessere fisico e spirituale, la felicità profonda e senza fine, la saggezza e le nuove scoperte dei tesori eterni sarebbero stati il premio che ogni fedele avrebbe ricevuto. Ma il peccato distrusse questo piano (Gn. 2:16-17; 3:6-7). Che storia così diversa si sarebbe scritta di questo mondo se si fosse rispettato il proposito di Dio!
Piano divino di riscatto
Dopo il peccato la prima coppia si nascose dalla presenza di Dio perché aveva paura; essa coprì la sua nudità con foglie di fico perché provava vergogna (Gn. 3:7,10). Quando Dio gli chiese se avessero mangiato il frutto proibito, Adamo ed Eva tentarono di giustificarsi: Adamo incolpò Eva e quest’ultima incolpò il serpente (Gn. 3:12-13). Queste sono alcune delle conseguenze disastrose che il peccato ha prodotto nella moralità umana. Nulla sarebbe stato lo stesso a partire da quel momento.
Il peccato provocò la rovina della prima coppia umana che dovette abbandonare la dimora dell’Eden e lasciare alle spalle quei meravigliosi giorni che visse in santità alla presenza di Dio. Nonostante questo, l’essere umano poté portare con sé qualcosa che il diavolo non poteva rubargli: una promessa divina e due istituzioni sacre.
La promessa l’ha fatta Dio, non solo alla prima coppia ma a tutti i suoi discendenti, noi compresi. Possiamo leggerla in Genesi 3:15 dove si annuncia l’inimicizia tra la donna, che qui rappresenta la chiesa di Cristo (Ap. 12:1) e il serpente, che è il diavolo o Satana (Ap, 12:9), tra i discendenti di una e dell’altro.
Il serpente, Satana, “morderà il tallone” del seme della donna; questo significa che condurrà Cristo alla croce del Calvario, ma il terzo giorno, con la risurrezione, Cristo vincendo la morte, schiaccerà la testa del serpente. Questo è facile da comprendere. La ferita del tallone non è grave, quindi anche se il nostro Signore doveva morire, sarebbe poi risuscitato ottenendo le chiavi della morte (Ap. 1:18); Satana, invece, sarebbe stato colpito alla testa, infliggendogli una ferita mortale. Al Calvario Satana sarebbe stato condannato alla distruzione (Ap. 20:10).
Poiché il Signore Gesù Cristo visse una vita senza peccato morendo sulla croce, Egli presentò un’offerta perfetta per il peccato. Egli morì al nostro posto ed ora mette a nostra disposizione la sua vittoria. Colui che crede in Lui e lo accetta come personale Salvatore, confessando i propri peccati, riceve il perdono in Cristo e la potenza dello Spirito Santo. Così potrà vincere le tentazioni del nemico (1 Pt. 1:18-20) perché Gesù ha spogliato le forze sataniche della loro autorità e potere (Col. 2:13-15). Questo era ed è il piano divino di riscatto. Adamo ed Eva potevano guardare al futuro con speranza; anche se era vero che un giorno sarebbero dovuti morire, la promessa di Dio gli garantiva che attraverso il sangue dell’Agnello sarebbero potuti risuscitare ed avrebbero recuperato i doni perduti. Che meraviglia!
Adamo ed Eva continuarono ad adorare Dio alla porta dell’Eden. Lì, offrivano i loro sacrifici espiatori ed insegnavano ai loro figli a fare lo stesso. Se non avessero ricevuto la promessa di salvezza sarebbero affondati nella disperazione. Consideriamo per un momento l’impatto terribile che ebbe su di loro il vedere morire le foglie degli alberi, i fiori, gli animali, sentire il cambiamento climatico, la fatica, l’invecchiamento, la malattia e anche la morte prematura del figlio Abele. La promessa di Dio li incoraggiava, consolava, rafforzava, insegnava. Dona speranza anche a voi?
Le due istituzioni sacre che l’essere umano aveva ricevuto in Eden e che potevano ancora godere dopo il peccato erano: il matrimonio e il Sabato. L’artiglio del peccato derubò l’uomo di molti doni e privilegi, ma non poté sottrargli il dono della famiglia e la benedizione del riposo sabbatico. Attraverso la famiglia e il sabato, il Signore ha voluto e vuole rafforzare nell’essere umano il sentimento di appartenenza divina e l’estensione della conoscenza del vero Dio. Qual è il ruolo del matrimonio e del Sabato nella diffusione del piano di salvezza ed in quello della nostra felicità?
La Famiglia: Santuario di adorazione
Nell’Antico Testamento il rapporto matrimoniale rappresentava il rapporto di Dio con il suo popolo (Os. 1-3; Is. 54:4-8). Esso era un chiaro riflesso dell’amore che Dio aveva e che ha ancora oggi per la sua chiesa. Nonostante Israele non rimase sempre fedele al suo sposo, Egli invece lo rimase (Ez. 16).
Nel matrimonio di Abramo e Sara ci fu una macchia, avendo Abramo avuto una relazione con Agar, serva di Sara. Era una pratica così normale nel mondo pagano che influenzò anche i figli di Dio. Il bambino nato da questa relazione, Ismaele, ebbe sempre problemi con Isacco, il figlio legittimo nato da Sara. Fino ai nostri giorni ismaeliti ed ebrei vivono in costante inimicizia. Ma questo non significa che Abramo lasciò il vero Dio per vivere una vita di peccato, ma che nonostante il suo errore egli andò avanti cercando di piacere al Signore e fece ogni sforzo possibile da parte sua per crescere in santità, secondo la luce che possedeva.
I primi ad introdurre l’adulterio furono i figli degli uomini. La Bibbia ci dice che Lamec, discendente di Caino, prese due mogli (Gn. 4:19). Così la meravigliosa istituzione divina del matrimonio fu distorta. Questa disobbedienza al comando esplicito di Dio (Es. 20:14), portò sempre pessime conseguenze. Dio stabilì il matrimonio come un rapporto a due (Gn. 2:24) e questo doveva durare fino a quando la morte lo avrebbe separato (1 Cor. 7:39; Rm. 7:1-3). L’obiettivo del diavolo è stato sempre quello di distruggere le istituzioni sacre, perché sa che nel rispetto e osservanza della volontà di Dio c’è forza e felicità. Si noti che col passare del tempo Satana è riuscito a corrompere le relazioni coniugali, incrementando il numero dei divorzi, le convivenze, istituendo il matrimonio omosessuale.
Egli è anche riuscito a far accettare universalmente la domenica come giorno del Signore invece del Sabato biblico, l’originale giorno di riposo. Cosa guadagna il nemico in questo modo? Se il matrimonio è un’istituzione divina attraverso la quale Dio vuole manifestarsi all’umanità ed il Sabato è il giorno in cui viene ricordata l’opera creatrice di Dio, la sua esistenza e autorità su di noi (Es. 20:8), rimuoverli equivarrebbe a cancellare il nome di Dio; questo è già visibile ai nostri giorni. Le società sono sempre più secolarizzate e le religioni principali si sono allontanate notevolmente dagli insegnamenti biblici. Come Israele che adorava Dio in giorno di Sabato, settimo giorno della settimana, così anche noi oggi ci stiamo distinguendo dagli altri popoli e ricordando che Dio è colui che ci santifica (Es. 31:13; Is. 56:2). “Se il sabato fosse stato osservato universalmente, i pensieri e gli affetti degli uomini sarebbero stati rivolti al Creatore come oggetto di riverenza e di adorazione e non ci sarebbero mai stati idolatri, atei e increduli” (E.G.W, Il Gran Conflitto, ediz. 1996, p. 342).
“Il Sabato deve sempre essere il segno che distingue gli obbedienti dai disobbedienti. Satana ha lavorato con gran maestria per annullare il quarto comandamento ed in tal modo ottenere che si perda di vista il segno di Dio” (Consejos sobre la salud, Pág. 232).
La famiglia fondata sul timore di Dio, nel cui ambiente si insegnavano i precetti divini era una salvaguardia contro il male (Dt. 6:7-9); un santuario di adorazione dove il padre, come capo della famiglia, aiutato dalla moglie, aveva il dovere di amare, insegnare, ammonire, dirigere, incoraggiare e sostenere i suoi. Così, la famiglia diventava un centro di irradiazione della conoscenza del vero Dio ed un luogo di pace e di gioia in cui i membri potevano realizzarsi e dare espressione alle proprie più alte aspirazioni. Ma il diavolo odiava queste cose e per questo inventò la poligamia e l’adulterio, le contese e il divorzio, così da poter danneggiare il proposito divino. Si noti che nell’epoca dell’Antico Testamento esistevano già pratiche sessuali aberranti tra i pagani, dalle quali Dio avvertì il suo popolo di astenersi (Lv. 18:1-5; 22-23; Es. 23:23-24).
Nel principio non era così
Il nostro Signore Gesù Cristo venne sulla Terra quando il tempo profetico si compì e così la Luce vera si manifestò agli uomini (Gv. 1:9). L’obiettivo del Signore era quello di cercare e salvare ciò che era perduto (Lc. 19:10). La famiglia, nei tempi del Nuovo Testamento, non godeva di un buon livello spirituale. I capi del popolo di Dio aveva reinterpretato molti degli insegnamenti dell’Antico Testamento e sia il matrimonio come la donna erano svalutati.
È logico che Gesù venisse interrogato su questo tema perché esprimesse la sua opinione visto che molti lo consideravano un maestro di esperienza. Probabilmente alcuni volevano trovare un motivo per “toglierlo di mezzo” poiché dava molto fastidio con i suoi insegnamenti che contrastava quelli ufficiali del suo tempo. Il punto è che Gesù insegnò che il matrimonio è un’istituzione sacra che dura fino a quando le persone vivono e che il divorzio è stato consentito da Mosè, per la durezza del cuore umano, ma in un primo momento non era così (Mt. 19:8). Infatti ci chiama all’attenzione la reazione degli ascoltatori: “Se questa è la condizione dell’uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi” (Mt. 19:10). Se Gesù gli avesse dato una speranza di poter rompere il loro matrimonio non avrebbero risposto in questo modo. I discepoli di Cristo hanno insegnato la stessa cosa del loro Maestro.
Il Vangelo sancisce l’importanza del matrimonio e gli dà il valore che merita; cioè, Cristo lo mise al posto in cui avrebbe dovuto essere e non dove lo avevano messo gli esseri umani. Così si doveva vedere che dal matrimonio dipendevano gli interessi dei singoli, delle famiglie, della società e del mondo.
Cristo nacque in una famiglia è fu sottomesso a Giuseppe e Maria (Lc. 2:51). Sua madre Maria dedicò molto tempo ad insegnargli la sacra verità; questo era il suo compito principale, per questo il bambino cresceva in statura e grazia davanti a Dio e agli uomini (Lc. 2:52). Quanto è importante che i genitori dedichino parte del loro tempo ad insegnare ai loro figli, con le nozioni e l’esempio, il messaggio della croce! Dio non avrebbe mai lasciato la cura di suo figlio a persone irresponsabili, indifferenti alla verità. Non che fossero perfetti in ogni cosa, ma facevano del loro meglio per rispettare la volontà di Dio.
Gesù partecipò alla celebrazione di un matrimonio in Galilea (Gv. 2:1-11), dimostrando così l’importanza che attribuiva a questo vincolo sacro. Lui stesso lo aveva istituito, poiché tutte le cose sono state create per mezzo di Lui e per Lui (Col. 1:16). Insegnò l’importanza di recuperare ciò che era perduto (Lc. 19:10); il che include anche il concentrare tutti gli sforzi per salvare matrimoni in crisi, possibile solo quando l’io muore (Gv. 12:24). Il perdono e l’amore erano presenti nella sua vita (Gv. 8:1-11). Questo insegna a suoi seguaci che le famiglie vere e forti sono quelle che fanno la volontà di Dio (Mt. 12:49-50; Gv. 15:14).
La famiglia oggi
Gli scrittori sacri hanno lasciato insegnamenti che sono come gemme preziose per tutti coloro che fondano un famiglia cristiana. La base del matrimonio è l’amore verso l’altro, il prossimo (Mt. 22:39). La coppia e i figli sono il primo prossimo, perché sono quelli con i quali passiamo più tempo. Dobbiamo imparare a dare la preminenza alla famiglia (1 Tim. 5:4). La caratteristica del vero amore è che esso è paziente, benigno, soffre e cerca il bene dell’altro, si manifesta sempre e non manca mai (1 Cor. 13:7-8); per questo il rapporto matrimoniale dura fino a che la morte separa la coppia. Questo non significa che non vi siano problemi nella famiglia, o crisi nel matrimonio, ma con l’aiuto di Dio, i componenti della famiglia faranno tutto il possibile per salvaguardare il tesoro dell’unità. Quando i genitori si consacrano a Dio in modo profondo e sincero, la loro unità come coppia aumenta ed anche l’amore reciproco. Così la Bibbia insegna che il modo migliore per risolvere i problemi coniugali è la fede, l’amore, il perdono, il rispetto, e dare preminenza all’altro (Mt. 5:24;. Ef. 4:26). Dove regna lo Spirito di Cristo vi è libertà (2 Cor. 3:17).
Una famiglia che ama Cristo è completa in Lui (Col. 2:10). Molte delle separazioni e difficoltà che sopraffanno le famiglie potrebbero essere evitate o superate se ci fosse una maggior consacrazione da parte dei suoi membri al Signore e alla sua opera. Se Cristo vive in noi, vivremo vite in cui l’io è crocifisso (Gal. 2:20). La principale fonte di conflitto familiare è l’egoismo. Non intendiamo dire che non vi sia alcuna necessità di consultare persone che possano aiutarci a reindirizzare i nostri sentimenti ed emozioni, ma il miglior aiuto che ogni figlio e figlia di Dio può ricevere si trova nel consacrarsi e vivere una vita di pietà. Questo non eliminerà tutti i problemi ma renderà forte l’individuo e la sua famiglia per resistere agli attacchi che minacciano la stabilità del matrimonio. Il vangelo di Gesù Cristo insegna che il marito deve amare la moglie come Cristo ha amato la sua Chiesa e che la moglie deve amare il marito come la chiesa ha amato Cristo (Ef. 5:21-33). Tale relazione non rende pesante il giogo di Cristo; la sposa non si ribella contro l’autorità del marito, poiché il marito la esercita con bontà, né lo sposo calpesta i diritti della moglie o la tratta come un essere inferiore perché la ama come Cristo ama la sua chiesa.
La casa è lo spazio in cui si dovrebbe iniziare a lavorare e manifestare la nostra fede. A nulla servirà andare in chiesa e predicare come gli angeli o dare risposte corrette alle lezioni della Scuola del Sabato, se non viviamo la fede nelle nostre case. Non sarà neanche di aiuto il cercare di vivere la fede nella casa se trascuriamo i nostri doveri con la chiesa, poiché la comunità dei credenti è anch’essa un grande aiuto per le famiglie. Così come è la nostra famiglia, così è la Chiesa, la società e la nazione.
L’atmosfera familiare cristiana è l’ideale per lo sviluppo delle persone. In un clima di armonia e di affetto i membri sono incoraggiati all’auto-miglioramento, all’esercizio dei valori cristiani. Un bambino cresciuto in un ambiente familiare favorevole, accogliente, attraente, si sentirà soddisfatto emotivamente e verrà salvaguardato dalle tentazioni che il mondo offre. È più difficile che un bambino che sia stato educato nel timore del Signore ed abbia vissuto in un ambiente armonioso, si avventuri nel mondo della criminalità o delle droghe, sia violento o ribelle all’autorità dei genitori. La buona influenza genera buoni risultati nella prole (Prov. 22:6). I figli di famiglie disfunzionali hanno sempre grossi problemi con se stessi e nella società. Ciò non significa che tutti coloro che sono nati e cresciuti in tali case saranno criminali, ma è vero che l’influenza che il bambino riceve nei primi anni della sua vita sarà decisiva per il suo futuro. Noi siamo ciò che contempliamo o diventiamo ciò che guardiamo o che abbiamo messo nel nostro cuore (Prov. 23:7).
“La famiglia i cui membri sono cortesi cristiani esercita un’influenza coinvolgente a favore del bene. Altre famiglie noteranno i risultati raggiunti da una tale famiglia, ne seguiranno l’esempio ed a loro volta proteggeranno le proprie case dalle influenze sataniche.
Una famiglia ben ordinata e disciplinata dice di più a favore del cristianesimo di tutte le prediche che si possono predicare. Una famiglia così prova che i genitori sono stati in grado di seguire le istruzioni di Dio e che i figli lo serviranno in chiesa. La loro influenza aumenta; perché, mentre danno agli altri, ricevono per continuare a dare” (Felicidad y Armonía en el Hogar, Pág. 19. Edición electrónica).
Riflessione finale
Viviamo alla soglia dell’eternità. Presto il Signore Gesù tornerà su questa terra per portarci in cielo, così si celebrerà il matrimonio tra Lui e la sua chiesa. Ai nostri giorni, come popolo di Dio, abbiamo il dovere di ristabilire la verità biblica come annuncia la profezia (Is. 58:12). “Nei tempi della fine ogni istituzione divina deve essere restaurata” (E.G.W, Profeti e Re, ediz. 1994, p. 344); questo dirige il nostro sguardo verso l’Eden.
Sappiamo che Dio tollerò molte cose al suo popolo dell’Antico Testamento, per la durezza del suo cuore umano, ma il Signore Gesù ci ha portato la volontà di Dio rinnovata. “Ma io vi dico …” (Mt. 5:21-48) è la frase che mette al proprio posto ogni dottrina e punto di fede, incluso il matrimonio. È l’espressione che riaggiusta le cose, che rivendica la volontà di Dio per il nostro tempo, che ci indica la direzione da seguire. Non è il momento di togliere importanza al rapporto matrimoniale, di trascurare le nostre famiglie, di cercare scuse per rompere ciò che Dio ha stabilito. È vero che ci sono famiglie cristiane con situazioni tristi e complesse, ma è anche vero che il Signore li ama e ha un piano per loro. A loro lasciamo questo messaggio ispirato: “Presentate a Dio le necessità, le gioie, le tristezze, le preoccupazioni e i timori che provate, perché nulla lo potrà stancare o infastidire. Egli non è affatto insensibile alle necessità dei propri figli; anzi, conosce anche il numero dei loro capelli. «Sì, il Signore è pieno di misericordia e di compassione…» (Giacomo 5:11), si commuove al pensiero dei nostri dolori o quando gli esprimiamo le nostre sofferenze. Presentategli tutto ciò che vi rende perplessi, perché niente è troppo gravoso per colui che sostiene il mondo e regna su tutto l’universo. Non esiste pensiero che turbi la nostra pace che egli non noti; per il Signore tutta la nostra vita è come un libro aperto e nessun problema è troppo difficile da risolvere. Ogni disgrazia che colpisce il più piccolo dei suoi figli, ogni preoccupazione che ci tormenta, ogni gioia che proviamo, ogni preghiera sincera è immediatamente considerata con interesse dal nostro Padre che: «Rianima il cuore spezzato e cura le loro ferite» (Salmo 147:3). I rapporti fra Dio e ogni individuo sono personali e intimi, come se sulla terra non ci fosse nessun altro da aiutare, come se suo Figlio fosse morto solo per quella persona” (E.G.W., La Via Migliore, ediz. 1996, pp. 100,101).
Facciamo da parte nostra ogni sforzo per vivere secondo i propositi di Dio, in mezzo ad una società che affonda nelle cose superficiali, nella vanità, nelle pratiche degradanti; siamo luce (Mt. 5:14), abbiamo l’aiuto dello Spirito Santo (Gv. 16:13). Dio vi benedica.
José Vicente Giner