LA NOSTRA CAVERNA

È molto interessante vedere come la Bibbia ci presenti molte storie, consigli e dati che ci permetterebbero di studiarla tutta la vita senza mai smettere di scoprire cose nuove. Ultimamente, ho trovato un fatto interessante circa le caverne della terra. La Bibbia parla delle caverne come di luoghi di protezione e di assistenza e anche come rifugi di malvagità in cui il trasgressore può nascondersi. Nella Bibbia appare il concetto di caverna o grotta anche in forma metaforica, come quando Gesù chiamò “spelonca di ladri” il luogo del tempio dove i commercianti stavano facendo affari (Mt. 21:12-13). In questo senso vogliamo parlare delle caverne.

La caverna della malvagità

Nei tempi antichi, le caverne servivano come rifugi o come ripari contro il freddo, gli animali o i nemici. Prendiamo il caso di Lot che fuggì da Sodoma con le sue figlie: “Poi Lot uscì da Tsoar e andò ad abitare sul monte insieme con le sue due figlie, perché aveva paura di stare a Tsoar; e si stabilì in una caverna con le sue due figlie” (Gn. 19:30). In questo caso vediamo che Lot si nascose in una caverna con le sue figlie, ma qui si compì il male; in quel luogo accadde qualcosa di terribile poiché le ­­figlie fecero ubriacare il padre per accostarsi a lui e procreare una discen­denza. Dalla figlia maggiore nacque Moab, padre dei Moabiti, e dalla minore ­Ben Ammi, padre degli Ammoniti.

I Moabiti e gli Ammoniti furono considerati lontani parenti degli Israeliti che però non vollero avere a che fare con loro poiché sapevano della loro origine in­cestuoso. I Moabiti e gli Ammoniti si rifiutarono di aiutare Israele quando stava entrando nella terra promessa. Infine, i Moabiti e gli Ammoniti non ebbero il privilegio di far parte del popolo di Dio come nazioni, ma solo in forma individuale

Nella caverna della malvagità si nascondono coloro che si dedicano a compiere il male, che vivono senza Dio e che credono di non essere visti nel buio della loro caverna; ciò che non sanno è che non possono nascondersi dallo sguardo scrutare di Dio ed un giorno diranno: “E i re della terra, i grandi, i ricchi, i capitani, i potenti, ogni schiavo ed ogni uomo libero si nascosero nelle spelonche e fra le rocce dei monti, e dicevano ai monti e alle rocce: «Cadeteci addosso e nascondeteci dalla faccia di colui che siede sul trono e dall’ira dell’Agnello” (Ap. 6:15-16).   

 Molti vivono nella loro caverna della malvagità; in essa concepiscono il modo di offendere Dio, di danneggiare il proprio prossimo o di distruggere se stessi. Ma ognuno può decidere di lasciare questa grotta, smettere di fare il male e fare il bene.

Nessuno è obbligato a promuovere il male, tutti possono spezzare questa terribile catena, queste abitudini ereditate dai genitori o dall’ambiente in cui si è cresciuti. A volte coloro che professano di amare Dio entrano in questa caverna e trasgrediscono i comandamenti per debolezza, per piacere o per qualsiasi altra cosa, ma non c’è ragione per rimanervi dentro.

Il figliol prodigo della parabola, macchiato dal fango del peccato, denutrito della Parola di Dio e lontano dal padre che gli aveva dato la vita, un nome, la dignità e il benessere, prese la decisione di tornare alla sua vera casa e non rimanere più nella caverna del male: “mi leverò e andrò da mio padre” (Lc. 15:18). Dio ci offre il suo invito d’amore: “Lavatevi, purificatevi, togliete dalla mia presenza la malvagità delle vostre azioni, cessate di fare il male. Imparate a fare il bene, cercate la giustizia…” (Is. 1:16-17).

Prendiamo il caso di Ruth, la Moabita, che sposò Boaz e divenne la bisnonna di Davide. Lei apparteneva a quella stirpe che si era formata da quel rapporto proibito tra Lot e le sue figlie, ma prese una decisione che cambiò completamente la sua vita. Leggiamo le parole che diresse a sua suocera quando fu invitata a tornare alla sua terra: “Non insistere con me perché ti abbandoni e lasci di seguirti, perché dove andrai tu andrò anch’io, e dove starai tu io pure starò; il tuo popolo sarà il mio popolo, e il tuo DIO sarà il mio DIO” (Rut 1:16).  La sua decisione a favore del bene la inserì nella stirpe dei predecessori del Messia. Incredibile! Ammirevole!

Non importa quello che un essere umano ha fatto se si pente sinceramente e cerca il perdono di Dio; per la grazia di Cristo anche se la sua caverna è profonda e intricata, potrà uscire verso la luce del sole per godere della libertà dal peccato (Gv. 8:36).

La caverna della morte

Le caverne furono utilizzate anche come luoghi di sepoltura per i morti: “Dopo questo, Abrahamo seppellì Sara sua moglie nella caverna del campo di Makpelah di fronte a Mamre, (che è Hebron), nel paese di Canaan” (Gn. 23:19). Successivamente questa caverna fu il luogo di sepoltura anche per Abramo e la famiglia.

Nella caverna della morte, vivono coloro che pensano di stare bene ma non producono nulla di speciale per questo mondo, cioè nulla che lo renda migliore, coloro che  non collaborano nella chiesa e che vivono nel loro guscio di orgoglio o egoismo senza muovere un dito per coloro che li circondano; non lasciano tracce indelebili nell’animo umano, non sono entusiasti per le cose di Dio, non fare nulla per incoraggiare l’eccellenza morale, semplicemente vegetano, sono morti ma non lo sanno, come il fariseo che pensava che fosse ben vivo nelle cose Dio, ma il suo cuore era una lastra di ghiaccio (Lc. 18:9-14).

Viviamo nella caverna della morte quando nascondiamo il talento che Dio ci ha dato per servire l’umanità, la famiglia e la chiesa; quando siamo indifferenti al dolore umano. Possiamo esprimere con le nostre labbra belle parole, ma prive di vita se non facciamo la volontà di Dio.

La chiesa di Sardi viveva in questa caverna: “Io conosco le tue opere, tu hai la reputazione di vivere ma sei morto” (Ap. 3:1). Esteriormente non poteva essere rimproverata di trasmettere falsi insegnamenti, era una chiesa pacifica, ma era morta spiritualmente. Che cosa terribile! Possiamo credere di essere vivi, che tutto vada bene e tuttavia ricevere da Dio le parole “sei morto”, perché Egli conosce il cuore.

Lazzaro era in un caverna, morto, ma la voce di Gesù lo trasse fuori per la vita. Ricordiamo che il suo corpo era già in fase di decomposizione organica, ma il potente ordine del Maestro vivificò quel corpo morto. Così farà anche lo Spirito con coloro che si pongono sotto il suo influsso (la Bibbia lo afferma in Ez. 37:1-14). Il profeta Ezechiele ebbe una visione di una valle piena di ossa secche, che rappresentava la morte spirituale di Israele; quando lo Spirito Santo entrò in esse quelle ossa divennero esseri viventi. Ciò di cui abbiamo bisogno è il vento dello Spirito di Dio che riempie di vita tutto ciò che tocca (Gv. 3:5). Abbiamo bisogno della pioggia della prima stagione per prepararci a ricevere quella dell’ultima. Solo Cristo può trarci fuori dalla caverna della morte; solo lui può darci la vita in abbondanza (Gv. 10:10). Ascolteremo la sua voce vivificante? Decidiamo di lasciare la caverna della morte; viviamo per servire e amare Dio e coloro che sono sulla nostra strada. Allora saremo vivi.

La caverna dello sconforto

Quando Davide era perseguitato dal re Saul, si rifugiò nella grotta di Adullam (che significa rifugio) con i suoi uomini e la sua famiglia: “Poi Davide partì di là e si rifugiò nella caverna di Adullam; quando i suoi fratelli e tutta la casa di suo padre lo seppero, scesero laggiù da lui” (1 Sam. 22:1). Alcuni dicono che questa caverna non fosse molto lontano da dove Da­vide sconfisse il gigante Golia.

Il suo atteggiamento attirò altri tipi di persone: “E tutti quelli che erano in difficoltà, che avevano debiti o che erano scontenti si radunarono presso di lui, ed egli divenne loro capo. C’erano con lui circa quattrocento uomini. ” (1 Sam. 22: 2). Si noti che quelli che erano andati a nascondersi nella caverna erano persone con problemi e piene di afflizioni.

Quando ci si trova male, ci si sente minacciati, depressi, o nel bel mezzo di un problema, la tendenza è quella di nascondersi nella caverna dello sconforto; questo fa sì che altri imitino questo esempio. Le decisioni che prendiamo influenzano non solo la nostra vita ma anche quella degli altri. Se decido di smettere di combattere e mi scoraggio facilmente o mi lascio trasportare dal cattivo umore decidendo di nutrire rancore nel mio cuore, influenzerò altri a copiare il mio cattivo esempio.

Perché ci sono così tanti divorzi oggi? Semplicemente perché le persone decidono di seguire il modello dei propri genitori, parenti e amici o della maggioranza. Una coppia divorziata, se ha figli, è molto probabile che anche questi divorzino o almeno siano esposti ad un rischio maggiore. Ma se un matrimonio travagliato decide di andare avanti e combattere, genererà un modello di miglioramento nei figli. Quello che facciamo costituisce una forte influenza sugli altri. “Se qualcuno desidera trasmettere il messaggio della verità al suo prossimo, viva secondo la sua professione di fede e imiti il Modello divino.” (Ellen White, I tesori delle testimonianze, ediz. 2012, vol.1, p.549).

Quando siamo nella caverna dello scoraggiamento possiamo decidere di cercare il Signore con tutto il cuore. Nella caverna, Davide scrisse il Salmo 142 che dice: “Io grido con la mia voce all’Eterno; con la mia voce imploro l’Eterno… Presta attenzione al mio grido, perché sono ridotto agli estremi” (Sal 142:1,6). Come vediamo, Davide giunse ad essere depresso, ma in quel momento fece esperienze meravigliose. È quando ci troviamo caduti ed affondati che vediamo più chiaramente i difetti del nostro carattere. Che uno agisca bene quando tutto va bene, è del tutto naturale; ma mantenere la calma e non perdere il “nord” spirituale, quando siamo gravemente oppressi dalle difficoltà, è proprio di uomini e donne dalla fede solida.

Davide, nella caverna dello sconforto, ebbe la possibilità di uccidere il re Saul, fonte dei suoi mali, ma risparmiò la sua vita (1 Sam. 24:1-17). Ciò significa che quando viviamo un brutto momento, non dobbiamo necessariamente essere portati via dalle emozioni e sentimenti negativi, ma possiamo decidere di fare ciò che è giusto davanti a Dio; questo richiede un esercizio intenso di fede.

“Dobbiamo scegliere il giusto perché è giusto, e lasciare a Dio le conseguenze. Il mondo deve le sue grandi riforme agli uomini di principi, fede e coraggio. Questi sono gli uomini capaci di portare avanti l’opera di riforma per il nostro tempo” (CS, 513).

Anche il profeta Elia si nascose in una caverna: “Egli si alzò, mangiò e bevve; poi, nella forza datagli da quel cibo, camminò quaranta giorni e quaranta notti fino al monte di Dio, l’Horeb. Là entrò in una caverna e vi passò la notte. Ed ecco, la parola dell’Eterno gli fu rivolta e gli disse: «Che fai qui, Elia?». Egli rispose: «Sono stato mosso da una grande gelosia per l’Eterno, il DIO degli eserciti, perché i figli d’Israele hanno abbandonato il tuo patto, hanno demolito i tuoi altari e hanno ucciso con la spada i tuoi profeti. Sono rimasto io solo ed essi cercano di togliermi la vita». DIO gli disse: «Esci e fermati sul monte davanti all’Eterno»” (1 Re 19:8-11).

Fu in questa occasione che il profeta Elia ebbe un’esperienza meravigliosa poiché poté avere un incontro con il Signore che gli diede animo e coraggio. Possiamo lasciare la caverna dello sconforto quando abbandoniamo tutta la nostra ansia e paura nelle mani di Cristo. Egli ci dice “non aver paura e non sgomentarti” (Giosuè 1:9).

Nello stesso contesto storico, quando Jezebel voleva uccidere i profeti del Signore, Abdia nascose un centinaio di profeti, di cinquanta in cinquanta, in una caverna e li nutrì con pane e acqua (1 Re 18:4). Il compito migliore al quale i cristiani possono dedicarsi è quello di impartire la Parola di Dio (pane) a coloro che si trovano nella caverna dello conforto, ricordandogli che la grazia di Cristo (acqua) lava i peccati e purifica la vita e non c’è nulla che il nostro Dio non sia in grado di risolvere e controllare.

Conclusione

Caro fratello e sorella, se ti stai nascondendo in una delle caverne menzionate qui, esci alla luce del sole e vivi per glorificare il nome di Dio, per benedire l’umanità, per rendere questo mondo migliore con la tua presenza. Passare attraverso tempi difficili è normale in questa vita. Tutti dovremo affrontare problemi e difficoltà, ma c’è una grande differenza tra coloro che scelgono di seguire la Parola di Dio e coloro che scelgono di seguire i propri gusti, sentimenti ed emozioni. Che Dio ci dia la forza e il coraggio sufficiente per vivere secondo la sua santa e divina volontà. Dio ti benedica. Amen.

Pastore José V. Giner