LA RICERCA DELLA FELICITÀ

Il sentimento più profondo e radicato nella nostra natura, dal momento della caduta dell’uomo nel peccato fino ad oggi, è il desiderio di essere felici. In tutti i tempi l’uomo ha cercato di essere felice; nessuno lo può ne­gare, è evidente. Migliaia di anni fa, Adamo, Abele, Abramo, Giacobbe, Mosè, Samuele, Giovanni, Pietro, Paolo, Maria e tutti gli altri personaggi bibli­ci che conosciamo, hanno voluto essere felici come lo vogliamo noi oggi. Po­tremmo dire che l’esigenza fondamentale degli uomini del nostro tempo continua ad essere la felicità, perché “Non c’è nulla di nuovo sotto il sole” (Ecl. 1:9). Nessuno vuole essere infelice, tutti cercano la gioia, lo stare bene, il godersi la vita, il realizzarsi come esseri umani. La storia delle civilizzazione, di qualsiasi civiltà, si concentra su un obiettivo fondamentale: la ricerca della felicità.

La soluzione umana

La felicità è lo stato d’animo che si diletta nel possesso di un bene, ma significa anche soddisfazione ed appagamento; non c’è da meravigliarsi che tutti vogliano godere di questo stato. Per questo, migliaia di persone nel passato hanno scritto o insegnato filosofie, dottrine, modi e mezzi volti a godere di questa felicità e benessere. Ma, purtroppo, vediamo che non sono serviti a rendere gli uomini completamente felici.

Euripide di Salamina, il poeta tragico greco, vissuto tra il 480-406 a.C., ha detto: “Nessuno è felice per tutta la vita”. Decimo Giunio Giovenale, poeta e retore romano vissuto tra il 60-140 d.C., ha dichiarato: “L’uomo felice è più raro di un corvo bianco”. Oggi abbiamo innumerevoli libri e trattati di psicologi esperti, psichiatri, sociologi, insegnanti, filosofi, ecc., scritti con il sincero proposito di cercare di rispondere alla antica questione dell’esistenza umana: “Come diventare felice?”. Purtroppo abbiamo compreso che servono ben poco, dal momento che il nostro tempo è un’epoca in cui le persone non sono felici; ci sono molte sventure, insoddisfazione, malcontento e infelicità.

Abbiamo di tutto, almeno in Occidente: lavatrici, lavastoviglie, asciugatrici, aspirapolveri, frigoriferi, belle automobili, case, computer, telefonini, tablets, e altri dispositivi che consentono una rapida comunicazione con migliaia di persone ad ogni latitudine del mondo; grandi supermercati dove possiamo trovare di tutto; ma… la gente in generale è infelice. L’antica ricerca non è ter­minata. La soluzione al grande desiderio dell’animo umano non è stata ancora raggiunta.

La soluzione divina

C’è un altro tipo di insegnamento, che Dio vuole darci, che si è dimostrato efficace nella ricerca della felicità. Chi meglio di Lui, il nostro creatore, Colui che ha formato il nostro cervello e ogni muscolo e fibra del nostro corpo, può dirci come raggiungere la felicità! Dio ha qualcosa da dire in proposito, perché ci ha creati e conosce la nostra natura, i nostri bisogni, i nostri desideri più profondi. Dio ci ha rivelato, nella sua Parola, la chiave per essere felici.

Nella Bibbia appare il termine “felice” ed i suoi sinonimi, come “benedetto” o “allegro”. Normalmente questa parola è usata per designare una persona che ha raggiunto il pieno livello di gioia, di soddisfazione, in ultima analisi, la felicità; cioè colui che ha trovato e gode di ciò che ogni essere umano desidera. Attraverso le pagine sacre ci viene presentato un messaggio che ci dice come raggiungere la felicità. Gli uomini e le donne della Bibbia che sono stati felici, gioiosi, hanno fatto la loro esperienza e hanno scoperto che il metodo di Dio serve e che non è come il metodo umano che frustra e delude. Il punto è che dobbiamo chiarire il concetto biblico di felicità. La felicità completa, senza soluzione di continuità, permanente e immutabile è impossibile in questo mondo. A causa del peccato la felicità assoluta non sarà mai raggiungibile, fino al ritorno del Signor Gesù in questo mondo.

Tuttavia, Dio vuole darci una pace di carattere interiore che eleva e trasforma l’anima, che consola ed edifica, che guida e dà speranza, che rende forti nel dolore e insegna ad affrontare le difficoltà della vita senza perdere la gioia di amare Cristo. Sì, la vera felicità è quella che viene da Dio e che pervade il cuore di coloro che lo amano.

Due alternative

Il metodo di Dio è semplice, facile. La Bibbia presenta due strade: la strada della vita e quella della morte; quella di Dio e quella di Satana; la via della porta stretta e quella della porta larga; la via di Caino e quella di Abele; di Giacobbe o di Esaù; di Davide o di Saul; di Pietro o di Giuda; la via degli empi e quella dei giusti; la strada del bene e quella del male; quella della giustizia e la via del peccato. Ci sono solo due modi di viaggiare in questa vita: o camminiamo per la strada giusta o lo facciamo in quella sbagliata. La via giusta ci dà gioia, l’altra via ci dà solo insoddisfazione, frustrazione, delusione, infelicità.

Dio ci pone davanti queste due strade e ci dice: “Vedi, io metto oggi davanti a te la vita e il bene, la morte e il male” (Dt. 30:15). Ciò significa che la strada giusta conduce alla vita, vale a dire alla felicità, mentre la via del male porta alla miseria. Dio chiede a tutti di scegliere. Essere felici o no dipende da noi, dalla nostra scelta. Dio ci dà il privilegio di poter scegliere e questo è molto importante, perché altrimenti ci ritroveremmo ad accusarlo di “controllare” arbitrariamente la nostra vita e prendere decisioni che dovremmo prendere noi in quanto esseri liberi.

Caro lettore, è una grande benedizione poter scegliere. Molti si lamentano che Dio non prende in mano le redini di questo mondo per mettere tutto a posto, impedendo all’empio di continuare a fare male. Questo avverrà in futuro, quando finirà il giudizio universale e la sentenza divina sarà data a ciascuno secondo le sue opere (Rm 2:6). Ma per ora, Dio ci lascia fare e permette che l’essere umano, nella sua libera volontà, prenda decisioni secondo la sua responsabilità; nessuno può costringere un altro a compiere il male, è sempre la nostra decisione. Certamente, quando ci sentiamo minacciati di morte siamo in grado di fare di tutto per liberarci, ma è anche vero che abbiamo l’esempio di uomini e donne coraggiosi che, anche se obbligati a rinunciare alla loro fede e vittime di ogni sopruso con il fine di essere spinti a compiere cose disonorevoli, non hanno ceduto neanche un po’ e si sono mantenuti fermi nelle loro convinzioni, per la grazia di Dio.

La mente è la nostra forza, nessuno ci può vincere se ci poniamo sotto la protezione di Cristo. Può essere che si venga privati della libertà fisica, ma nessuno può mettere sbarre al nostro pensiero, poiché è libero come gli uccelli nel cielo. Dio ha fatto in modo in modo che tutti possano godere di questo dono meraviglioso, che è la libertà di decidere per noi stessi; questa è la maggior garanzia che non siamo automi, ma persone che possiedono il libero arbitrio.

Nessuno può accusare il diavolo di essere la causa della propria caduta, né alcuno potrà accusare Dio di essere stato costretto a obbedire alla sua legge. Dio desidera la nostra felicità. Egli fa tutto il possibile perché lo sappiamo e cadiamo prostrati ai suoi piedi grazie all’opera dello Spirito Santo. Mai e poi mai, userà metodi coercitivi o costringerà la nostra mente; potrebbe farlo, ma non lo farà. Egli utilizza il metodo dell’amore, ci chiama, ci invita, soffia nel nostro spirito la dolce influenza della sua bontà. Se accettiamo e apriamo il nostro cuore, allora gli diamo il permesso ed Egli agisce in nostro favore dandoci una pace che genera gioia e contentezza; un’allegria interiore che non dipende dalle circostanze che stiamo vivendo. Anche in mezzo alla tempesta, il cristiano può godere di serenità.

Saper ascoltare, saper scegliere

Vediamo chiaramente cosa il Signore desidera che facciamo: “… scegli dunque la vita, affinché tu viva, tu e la tua discendenza” (Dt. 30:19). Dio desidera la tua felicità ed anche la mia, non solo nella vita futura ma anche già qui, su questa terra. Ma c’è una condizione: Scegliere bene! Scegliere la vita! Se si sceglie bene, il Signore dice che “… tutte queste benedizioni verranno su di te e si compiranno per te…” (Dt. 28:2). Le benedizioni di Dio sono quelle che producono vera felicità. Ora, notiamo quello che dice il versetto nella sua parte finale: “…se darai ascolto alla voce del Signore tuo Dio” (Dt. 28:2). Ricorda! Per scegliere bene bisogna ascoltare la voce di Dio, cioè quello che Egli ci dice. Dal versetto 3 al 13 vengono presentate le benedizioni di carattere materiale e spirituale che possono rendere felice chiunque e che Dio è disposto a dare a tutti coloro che scelgono bene.

Piena obbedienza

Ma cosa significa scegliere la vita? Cosa rappresenta la via stretta? Cosa mi chiede il Signore? Il profeta Isaia ci dà la risposta: “Se tu fossi stato attento ai miei comandamenti la tua pace sarebbe come un fiume, la tua giustizia, come le onde del mare” (Is. 48:18). Anche Davide lo esprime dicendo: “Beato l’uomo che non cammina secondo il consiglio degli empi…ma il cui diletto è nella legge del SIGNORE, e su quella legge medita giorno e notte” (Sal 1: 1-2). Mosè ha insegnato la stessa cosa: “Ora, se tu ubbidisci diligentemente alla voce del SIGNORE tuo Dio, avendo cura di mettere in pratica tutti i suoi comandamenti che oggi ti do…” (Dt. 28:1).

Questa è la chiave della felicità: mettere la nostra vita in armonia con la legge di Dio. Questo è il motivo per cui milioni di persone non sono feli­ci, perché non ascoltano la voce di Dio, chiudono le orecchie e rifiutano di accettare il messaggio biblico che viene dal cielo.

Sì, tutti vogliono essere felici, ma a modo proprio. Non vogliono mettere la propria vita in armonia con la legge del Signore perché implica un cambiamento nel comportamento, nel modo di vedere la vita e di concepire la felicità. È il peccato che causa tanto dolore e miseria. L’uomo peccatore vive in uno stato permanente di insoddisfazione, non c’è pace nel suo cuore, nessuna gioia. Presto l’umanità sarà divisa in due gru­ppi: quelli che camminano nella via larga, disubbidendo ai comandamenti di Dio, e coloro che li osservano e hanno la fede di Gesù (Ap. 14:12).

Il compito dello Spirito Santo

Abbiamo già scoperto diverse cose fin qui. Primo: Dio desidera la nostra felicità. Non è solo un problema tuo e mio. Dio si interessa, per questo ha cercato i mezzi per renderci felici.

Secondo: Dio ci dà la chiave per essere felici: Saper ascoltare e saper scegliere. Dio ci spinge ad ascoltarlo e ci incoraggia a prendere­ una decisione: “Le tue orecchie udranno dietro a te una voce che dirà: «Questa è la via; camminate per essa!»” (Is. 30:21).

Terzo: Camminare nella via del Signore significa accettare Cristo come nostro Salvatore personale, questo implica ubbidienza ai comandamenti che Egli ubbidì.

Quarto: Dio non ci lascia soli in questa decisione. Ci dà il potere.

È impossibile cambiare noi stessi. Qui, pertanto, dobbiamo parlare dello Spirito Santo. Egli ha il compito di guidarci nella scelta giusta, ci aiuta a comprendere ogni cosa e ci dà la forza di cui abbiamo bisogno per percorrere la strada giusta: “Quando lo Spirito di verità verrà, egli vi guiderà in tutta la verità” (Gv. 16:13). Lo Spirito Santo ci dà la conoscenza, come abbiamo visto, ed anche la volontà per obbedire a Dio: “E io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché stia con voi per sempre … voi lo conoscete perché dimora con voi e sarà in voi” (Gv. 14:16,17). “Ma riceverete potenza, quando lo Spirito Santo verrà su di voi” (Atti 1:8). Quindi Dio non ci lascia soli nella ricerca della felicità. Egli ci parla, ci dice quello che dobbiamo fare e ci dà la forza per farlo. La Bibbia ci dice: “Se udite la sua voce, non indurite i vostri cuori” (Eb. 3:7-8).

Un errore universale

 Il concetto universale che la felicità equi­vale al possedere beni materiali e vivere una condizione priva di conflitti, è un errore e questo errore può riguardare anche i cristiani. La felicità non è l’assenza di disgrazie o il possesso di beni materiali.

Un fratello, in un paese che ho visitato, mi raccontò che degli increduli gli avevano detto che Dio non esisteva poiché permetteva che lui soffrisse malattie. In quel momento si trovava prostrato, con una gamba gonfia e in procinto di essere operato. A volte gli stessi cristiani giudicano così. Ma la vera felicità non è questa. La vera felicità è quella che permette al cuore di essere in pace e tranquillità anche in mezzo al dolore e alla miseria. Gesù era l’uomo più felice, però al contempo era l’uomo dei dolori, esperto nel patire (Is. 53:3). Le circostanze difficili, i problemi, sono negativi nella misura in cui noi decidiamo che lo siano, e nel modo in cui noi lasciamo che ci influenzino. Quando Dio dimora nei cuori per mezzo dello Spirito Santo, anche il peggio può essere addolcito dalla dolce influenza divina. La promessa biblica è che Dio trasforma le alture impervie in pianure ed i luoghi aridi in sorgenti (Isaia 45:2; 41:18).

I problemi arrivano per tutti. Viviamo in un mondo di tragedie, dappertutto troviamo dolore, sofferenza, disgrazia; è il diavolo che governa su questa terra. Le prove raggiugono anche i credenti, questo lo ha confermato anche ­Gesù: “Nel mondo avrete tribolazioni” (Gv. 16:33). Ma anche così è possibile essere felici in questo mondo, quando correggiamo e ridefiniamo il concetto di felicità. La vera felicità è la pace nell’anima; pace con Dio e con il prossimo. In Cristo possiamo ottenere questo tipo di felicità: “Vi ho detto queste cose affinché abbiate pace in me…” (Gv. 16,33).

Un principio importante nella ricerca della felicità è che la felicità non dipende dalle circostanze, è uno stato interiore. Non è un sentimento o un’emozione, è il risultato del vivere pienamente i principi del cielo, del prendere le decisioni giuste al momento giusto.

Incontrai un uomo su un volo, in uno dei miei viaggi. Iniziai ad intavolare con lui una conversazione e scoprii che era di una città spagnola dove avevo vissuto per quasi cinque anni. Rapidamente entrammo in confidenza e mi raccontò la sua vita. Tra le cose di cui parlammo si affrontò la questione dell’esistenza e giungemmo alla conclusione che la vita deve essere vissuta a fondo, non considerando le cose superficiali e nocive, come la vanità, la vanagloria, la superbia, l’odio. Inoltre, constatammo che la felicità non consiste di cose materiali ma è uno stato interiore dell’essere, etc. A sostegno di questa affermazione mi raccontò una sua esperienza molto interessante. Mi disse che per tutta la vita aveva riposto la sua felicità nell’ottenimento di una autovettura Ferrari. Aveva lavorato duramente per ottenerla e quando finalmente ci era riuscito, rimase seduto in macchina per tre giorni, lasciandola solo per le necessità basilari. Poi, il terzo giorno, fermò l’auto e fece una profonda riflessione. “Qual è la ragione per rimanere in questa macchina già da tre giorni? È aumentata la mia felicità?” Poi scese dall’auto e si ripropose di non riporre mai più la sua felicità nelle cose materiali.

Pietro, Paolo, Giovanni, erano felici nonostante le loro negative circostanze di vita. Ricordiamo che i cristiani dei primi secoli vissero il loro cristianesimo in situazioni terribili, senza però mai perdere la gioia interiore di conoscere la verità di Cristo.

Un secondo principio è che non si deve mai cercare la felicità come un fine. La felicità è l’effetto di fare o di pensare qualcosa. È il risultato di cercare innanzitutto il Signore “Cercate prima il regno di Dio …” (Mt 6:33). Non le cose materiali, non i soldi … non quello che sembra a me, ma il regno di Dio come obiettivo, attività e desiderio dell’anima.

Conclusione

Due uomini guardavano attraverso le sbarre di una prigione, uno vedeva letame e l’altro stelle. Cosa vedi nella vita? Concentrati sulle benedizioni di Dio, in ciò che di bello e buono possiedi; non fermarti alle cose negative ma apprezza ciò che hai e rendi grazie. “Le anime grandi sono sempre disposte a far virtù di una sventura” (Honoré de Balzac – 1799-1850, scrittore francese). “La nostra felicità dipende dalla nostra fede e della nostra fiducia in Dio.” (Ellen White, Cada Día con Dios, p. 333).

 “Se c’è qualcuno che dovrebbe essere continuamente grato, è il cris­tia­no. Se c’è qualcuno che gode di felicità, anche in questa vita, è il fedele seguace di Gesù Cristo. I figli di Dio hanno il dovere di essere felici. Dovrebbero stimolare un atteggiamento felice. Dio non può essere glorificato dai sui figli che vivono continuamente sotto una nube e gettano ombre ovunque vanno. Il cristiano dovrebbe fare luce invece di om­bra… Deve avere un volto allegro” (Ellen G. White, Conducción del Niño, p. 108).

Caro lettore, il Signore vuole la nostra felicità presente e futura. Non è una questione di cui dubitare, altrimenti pecchiamo. Paolo ci esorta ad essere lieti nel Vangelo: “nello stesso modo gioitene anche voi e rallegratevene con me” (Fil. 2:18). Gesù ci dice attraverso Isaia: “Gioite ed esultate per sempre in ciò che creo“ (Is. 65:18). Da noi dipende l’essere felici o meno. È una questione di scelta personale. Cosa decideremo? Decidi di essere felice secondo il piano di Dio e non sbaglierai. Ti auguro il meglio. Dio ti benedica. Amen.

Pastore José V. Giner

Aprile 2016